Diario di un australiano Data australe 17 aprile 2013
Stiamo tutti bene, la Maru ed io lavoriamo, i bimbi sono in vacanza da fine term. La Anna, che ha concluso la scuola con risultasti ben al di sopra della media, si sta godendo una vacanza in Italia, girando tra la numerosa fanmiglia che la vita le ha regalato e spero, con un poco di invidia, si stia divertendo.
Io continuo la mia
esperienza al ristorante, con risultati incoraggianti. Ormai ho
superato la fase di ansia e mi destreggio abbastanza in sicurezza. La
paga non e' eccelsa, ma l'ambiente e' spettacolare: mai uno scazzo,
urla o comportamenti nervosi. Ti accorgi che la situazione e' critica
solo perche' improvvisamente la cucina piomba nel silenzio e tutti a
testa bassa combattiamo per contrastare la maledetta macchinetta che
inesorabile sputa ordini a velocita' disarmante. E' una cucina
internazionale: il cuoco e' peruviano, poi ci sono 3 australiani, un
indiano e 2 italiani. Malgrado siano tutti molto bravi e
professionali il clima e' sereno e quasi goliardico. Mentre siamo nel
pieno del marasma, ogni tanto il cuoco mi spegne il forno o mi
nasconde i piatti appena preparati, gettandomi nel panico o
costringendomi ad una spasmodica ricerca per la cucina. Si ride e si
scherza di continuo, anche se le osservazioni e i rimproveri, mai sul
personale, sono puntuali, come anche i suggerimenti a fare
diversamente e meglio.
Per dire il tasso di
professionalita', una sera dei clienti si sono lamentati di alcuni
piatti, tra cui dei zucchini flower che avevo prepararo io. Io ero
sicuro di aver fatto giusto, per cui il giorno dopo abbiamo rifatto
il piatto e, sezionato in due un fiore di zucchina, cuoco e
responsabile lo hanno assaggiato, sentenziando che chi aveva fatto il
ripieno (non io) non aveva messo il sale. Sono rimasto colpito che di
fronte ad una lamentela, invece di mandarli a quel paese, abbiano
messo in piedi un tale ambaradan.
In questo periodo il
cuoco sta rivoluzionando il menu e su ogni piatto ognuno, dal vice
cuoco al lavapiatti, deve dire la sua e suggerire commenti o
modifiche.
Devo riconoscere che
alla mia prima esperienza di lavoro qui e col mio inglese non avrei
potuto sperare di meglio. La maledetta lingua migliora, forse anche
perche'' ormai conosco bene la materia e le cose che vengono dette
sono quasi sempre le stesse. Sono tutti pero' molto pazienti, salvo
bypassarmi quand il tempo non permette lunghe spiegazioni o
semplificazioni della richiesta in termini elementari.
La cosa impressionante
e' che i padroni del ristorante normalmente alle 5 salutano tutti e
se ne vanno, lasciando tutto nella mani dei dipendenti. Sono di parte
ma nel comportamento della truppa, poco cambia e nella
professionalita' del servizio nulla. Del resto insistono molto che
l'andar d'accordo con gli altri e fare gruppo e' per loro piu'
importante della capacita' tecnica. Hanno costruito un sistema che li
emancipa dai ritmi frenetici di un ristorante, senza patemi o stress.
Chapeau.
Siamo stati a Sydney a
vedere Zucchero, che e' venuto a trovarci da queste parti. Bravissimo
lui e la sua band, fatta di musicisti degni di nota. Alla fine del
concerto, mentre stavamo andandocene, abbiamo notato un piccola folla
(20 persone, massimo 25) e abbiamo scoperto che da una uscita
laterale stavano andando via i musicisti e infine pure Zucchero. Il
poveretto, stanchissimo, si e' comunuqe fermato a salutare, fare le
foto e gli autografi di rito. Il giorno dopo siamo stati all'Imax, il
piu' grande schermo 3d del mondo: una sala con uno schermo arcuato e
talmente enorme da dare la reale impressione di trovarsi circondati
dal film. In alcuni momenti, nelle panoramica artiche, l'impressione
era talmente forte che ho avuto sentori di vertigine. Molto bello, ci
voglio portare mia madre quando tornera' qui, anche perche' dubito
che abbia mai visto un film in 3d.
Venerdi' D e lo zio
Cristi andranno allo stadio a vedere rugby: All Balcks contro
Australia o meglio, come dicono qui Kiwis – Kangaroos. Si tratta
di un premio perche' Daniel ci aiuta molto in questa fase in cui sono
poco a casa ed e' straordinariamente paziente e bravo con il
carattere bello spesso di sua sorella. Non so quanto sia patito di
rugby, ma andarci con lo zio e a vedere gli All Blacks lo sta
caricando a mille.
In questo mese di
lavoro ho potuto conoscere una realta' di Canberra a me ignota. La
sera, verso le 10 il centro si anima di frotte di giovani, mandrie
che vagano allegri per le strade, sempre bizzarramente addibbati. E'
un circo in cui vedi la giovane tendente anoressica, a braccetto con
una amica balena, minigonne o abiti da Calamity Jane, in un insieme
di colori e fogge, a cui nessuno fa caso e che nell'insieme sono
molto divertenti. Obbedendo ad un codice a me non noto, spesso ci
sono giornate a tema: una sera 4 ragazzotti erano vestiti interamente
da suore, con tanto di velo avvolgente il viso, dopo una settimana
andava di moda il piratesco, per cui tutti armati da sciabola e
bandana in giro per le strade. Ever green le orecchie da coniglio, le
corna o antenne stile insetto. Una accozzaglia di giovani che
passeggiano per la citta', tutta loro, senza tema del ridicolo o men
che meno preoccupati dello stile. Molto bello.
Molti sono mezzi
alticci, ma si tratta di ciucche allegre, che non sfiociano mai in
alterchi o liti. Una sera c'era un poveretto che suonava la chitarra
per tirar su due soldi, che aveva ai suoi lati due ragazzotti ben
vestiti che cantavano con lui. I due avevano le braccia intrecciate
sulle spalle del cantante, come i calciatori per l'inno nazionale, e
i tre ondeggiavano a suon di musica. Un quadro assolutamente
divertente e commovente.
Per me che esco stanco
e depresso dall'imminente lungo viaggio in autobus, mettono allegria,
in quanto quello che prevale su tutto, sui vestiti, la quantita' di
alcool e la musica dei pub, e' la voglia di divertirsi e stare
insieme, superando le distanze etniche e culturali. Per eta' e stile
non partecipo alle improvvisate feste di strada, ma me ne beo,
curioso e divertito.
A noi Canberra piace.
Non abbamo ancora ben compreso come ragionino gli Australiani perche'
hanno modi di comportarsi che sembrano strani e fai fatica a leggere
cosa pensino realmente e in che modo manifestinio l'amicizia. Il loro
essere sempre gentili e political correct, all'inizio e'
entusiasmente, ma in seguito lascia il dubbio che ogni azione e
gesto, siano solo dettati da questo genetico sentimento di
educazione. Da noi i rapporti sono piu' oscillanti, hanno punte di
amore odio, piu' marcate, ma per questo i rapporti sembrano piu'
veri. Sembrano, perche' la nostra analisi e' ancora all'inizio e non
ci sentiamo di dare un parere definitivo ne' di accendere la nostra
risposta a beneficio di Jerry Scotti.
Ad esempio sono sempre
entusiasti, fano elogi sperticati per cose che a me sembrano banali
se non autentiche cagate. Ogni cosa e' beautifull, great, lovely e
sul lavoro ti ringraziano sempre, anche quando lo hanno gia' fanno e
rifaranno 30 volte. Se fai qualcosa di sbagliato inziano esaltando le
cose fatte bene e poi alla fine dicono che farai certamente meglio la
prossima volta. Fa eccezione il cuoco, che da buon latino, passa e
guardando quello che sto facendo dice solo “rubbish” per dirmi
che devo rifare tutto. Ma lui e' appunto peruviano. A scuola e' tutto
un pullulare di awards, adesivi, medagliette e incoraggiamenti,
quasi che il solo venire a scuola sia di per se' aqzione meritoria di
attestati e riconoscimenti.
Certo il contrario e'
assolutamente peggio, ma anche questa forma forse non e' priva di
rischi e alla lunga suona un po' noiosa.
Comunque saranno anche
diversi da noi, ma sul lavoro, complice anche la location e il
miscuglio razziale, gli australiani con cui lavoro sono splendidi e
mi trovo benissimo con loro.
La diffrenza di fuso
orario con l'Italia si e' ridotta a + 8, segno evidente che sta
arrivando la primavera da voi e qui l'inverno. Oggi la giornata e'
calda, ma la sera e la mattina il freddo ha cominciato a mordere, con
qualche accenno di tosse e mal di gola. Ma a me il freddo piace e per
ora per strada prevalgono quelli che girano in maglietta.