lunedì 10 ottobre 2011

11 ottobre 2011

Rileggo oggi la pagina di qualche anno fa, di questo blog nato morto. Mia figlia sta bene e i prossimi sono 5.
Le cose non sono cambiate molto da quel 2006... La Grecia non ce l'ha fatta a sorpassarci (grande vittoria), anzi è sprofondata in un pantano che l'ha portata a un fallimento de facto, ma non ancora dichiarato. In mezzo abbiamo avuto la recessione del 2009 e un continuum che non si chiama recessione per sottigliezze tecniche e perché non è bello.
Quel misto di pensieri,oggi non sembrano più i deliri di un depresso , ma sono purtroppo ormai un sentire comune. Stasera a Porta a porta il titolone era "i nostri figli saranno poveri?" e se lo dice pure Vespa vuol dire che la situazione è drammatica.
Ci sarebbero tante cose da dire, soluzioni da proporre, ma non mi va di parlarne. L'Italia è un Paese fantastico e potrebbe benissimo farcela, ma come i polli di Renzo i nostri politici passano il tempo in polemiche idiote, guerre fra schieramenti e spesso dentro agli schieramenti, grandi annunci, impegni messi a calendario, ma col coraggio e la visione di un bambino capriccioso.
Restano però tutti veri i discorsi sul futuro dei miei figli. Forse la mia generazione è l'ultima a essere sfuggita al disastro del precariato, per cui posso farcela ad arrivare alla pensione senza grossi problemi. Magari è una illusione, come illusione è, senza magari, la pensione stessa. Ma loro?
Non siamo ricchi, né veniamo da famiglie ammanigliate. Loro sono svegli e intelligenti: Anna al Classico non fa fatica, anzi si prende e ci da tante soddisfazioni, Daniel e Noemi promettono molto bene. Ma basterà?
Non credo.
Abbiamo deciso di emigrare e siamo in attesa di un visto che potrebbe arrivare domani (come mai).
Andare via come la generazione di mia madre, come tanti contadini delle nostre valli hanno fatto ai primi del secolo scorso verso Belgio, Francia o Germania. Andare altrove, per non vedere spento il futuro in una agonia che non sarà lenta, perché ormai le cose accadono in pochi anni.
Sono nato a Cogoleto e quando ero piccolo io c'erano 4 "industrie": l'Ospedale psichiatrico, la Tubi Ghisa, la Stoppani e i Cantieri navali (non enormi ma c'erano). Sono passati 30 anni, anche meno, e oggi non c'è più nulla. Da un lato è un bene, visto che non erano proprio attività salubri, ma dall'altro non credo che si possa vivere tutti con pizzerie e kebab oppure aprendo l'ennesimo bar, destinato a chiudere entro 3 mesi.
Andremo in Australia, probabilmente a Canberra, la sconosciuta capitale federale. Mia moglie ha trovato una ditta che fa da sponsor e noi, piccoli e grandi, come Koala, ci attaccheremo al suo visto.
Sarà una scelta vigliacca? Dovremmo invece stare qui, impegnandoci (non a parole) perché le cose cambino e il Paese si rimetta in cammino? Non lo so. A volte penso di sì, altre volte invece credo di aver il dovere di cercare il meglio possibile per i miei tre moschettieri, un luogo dove almeno partano alla pari e possano giocarsi carte e sogni come meglio possono.
Sarà un bel salto ma nel contempo una bella avventura, forse l'ultima grande avventura per me e mia moglie. Non so l'inglese ma lo imparerò e non ho nessuna idea precisa in merito a che lavoro possa andare a fare laggiù. Ma non è molto importante. Non abbiamo neppure i soldi per l'aereo e il container, ma anche questo non ci toglie il sonno. Da qualche parte li troveremo, magari dalla mia liquidazione  (anzi forse è meglio prendersela prima o poi che sparisca nel buco nero del debito pubblico).
Seguiranno aggiornamenti...

P.S. Anche la Spagna non se la passa bene. Zapatero non ha "visto" la crisi arrivare e quando si è mosso era tardi. Adesso hanno una disoccupazione interno al 30% tra i giovani, ma lui ha annunciato le elezioni e nell'attesa ha fatto una serie di riforme mirate, dure e impopolari (tanto non si ricandida). Noi invece che dovevamo aver fatto in anticipo la finanziaria migliore dell'universo, ci siamo ritrovati a un passo dal default, tenuti in vita dai soldi della BCE. Naturalmente il nostro Berlusconi, non se ne va, anzi con un governo che in piedi con la colla e una  credibilità internazionale a livelli mai così bassi, promette grandi manovre, piani per lo sviluppo, salvo poi posticipare tutto perché non c'è un euro. Un vero uomo di stato.