martedì 17 luglio 2012

Diario dell'australiano Data australe 17 luglio 2012


La TV australiana e' in generale ben fatta. Con l'avvento del digitale terrestre sono comparsi anche qui un tot di canali con una offerta vasta e variopinta. Si possono trovare telefilm old fashion, quali i Jefferson o Love Boat o addirittura il poliziesco “Il Tenente Kojak”, credo degli anni 74 – 75. Per i piu' giovani, si tratta di un poliziesco americano, protagonista Telly Savalas, su un duro tutore della legge, spesso al limite della stessa, in una cupa New York. Per una strana bizzaria dello sceneggiatore lo spietato tenente, ciuccia sempre un lecca lecca.
Comunque ce ne per tutti i gusti e le eta'. Reality, gare canore, sfide ai fornelli, televendite o news.
Una nota a parte meritano gli sport locali. Come e' noto in Australia non gode di sufficiente fama il nostro calcio, ma vanno per la maggiore il Netball, il Football o il Cricket.

Il Netball e' una specie di basket, giocato da sole donne, ed e' un must per giovani e giovanissime australiane. Sara' anche divertente giocarlo, ma sembra un po' quei giochetti che gli allenatori di basket fanno fare come allenamento: passaggi, niente palleggi o passi con la palla e gli avversari devono cercare di intercettare la sfera, se capita. Scopo apparente del gioco e' riuscire a servire una compagna che si trova nell'area piccola. A quel punto tutti si scostano e lei, senza saltare, ma allungandosi il piu' possibile, deve centrare un piccolo canestro, mentre le avversarie possono solo agitarsi e farle vento intorno.
Molto piu' movimentato e' il Football Australiano, un misto di rugby e calcio. Le regole non mi sono ancora del tutto chiare, ma corrono tutti come matti e si fa gol calciando la palla ovale tra i pali della porta da rugby.
Se pero' volete uno sport davvero eccitante, buttatevi sul cricket. Qui va per la maggiore, specie tra gli australiani veraci, che in ufficio o al bar commentano senza sosta partite e statistiche. Gli spalti sono strapieni e molto seguiti sono gli scontri fra nazioni (tutte o quasi ex colonie inglesi).
Il gioco all'apparenza e' una specie di baseball, solo che invece della mazza usano una paletta, in tutto simile al pane detto “ciabatta'. Se il battitore becca la palla, non corre fra le diverse basi, ma fa una corsetta avanti e indietro su una linea immaginaria. Il lanciatore invece, oltre a mettere in difficolta' il battitore, deve cercare di colpire dei legni che si trovano proprio dietro al battitore stesso. Impresa quasi impossibile a meno che lo stesso non svenga di botto, fugga terrorizzato o si butti di lato per qualche oscura tattica di gioco.
Una partita a cricket e' come un film che hai cominciato a vedere, non succede nulla ma aspetti paziente, aspettando che decolli. Aspetti e aspetti speranzoso, credendo impossibile che un regista abbia firmato una simile porcata. Alla fine del film, non e' decollato niente e nessuno, manco un accenno di motori rullanti sulla pista e tu hai perso del gran tempo.
Allo stesso modo nel cricket non succede mai nulla, la monotonia regna sovrana tanto che ti chiedi cosa faccia tutta quella gente sugli spalti, cosa stiano guardando e perché nessuno si cada narcotizzato. Eppure sembrano tutti festanti, malgrado per tanti pare solo una buona occasione per socializzare, stare all'aria parte e farsi qualche birra in compagnia. Inoltre non paghi dell'alto livello di tortura, le partite durano giorni e giorni, tanto che mi chiedo spesso quante ferie occorrano per vedere un match dall'inizio alla fine. Quando sono arrivato qui, alla tele davano sempre Australia – Sudafrica; io credevo fossero repliche, invece era la partita che andava avanti da giorni. Incomprensibile.

Esperienza non appagante sono i film alla televisione. Per ogni film devi sorbirti in media un 20 interruzioni pubblicitarie e mettere in preventivo 3 ore di tempo
Oltre alle pubblicita' commerciali, spiccano quelle a sfondo sociale, presenti quasi ad ogni stacco. Ho già' parlato di quelle relative alle spese funerarie, vera osssessione per ogni australiano socialmente responsabile, e alla salute pubblica, come il cancro della pelle o l'evergreen tabacco.
Queste ultime credo seguano un andamento stagionale, in quanto da un po' sono spariti i giovani abbronzati, a loro insaputa gia' fottuti dai raggi UV o i genitori dallo sguardo spento che ricordano figli amanti dell'abbronzatura. Col freddo che fa, neppure il perverso australiano si sognerebbe di prendere la tintarella. Se lo fa, e' sacrificabile.
Sono invece comparsi dei nuovi spot, con altre tematiche, ma sempre capaci di darti un cazzotto nello stomaco, costringerti a segni scaramantici e capaci di distruggere qualsiasi partecipazione emotiva col film in corso.
Uno che ricorre spesso e' quello che ricorda di chiamare i soccorsi (qui 000) alle prime avvisaglie di infarto. Uno spot del genere puo' esser realizzato in tanti modi, che so' con il tipo che comincia a stare malino e la moglie premurosa chiama l'ambulanza o lui stesso che previdente aziona tutti i salvavita Beghelli del circondario. Invece l'ardito australiano ha fatto una pensata diversa: uomo disteso su lettino, il suono continuo di un elettrocardiogramma, ormai inutile e sullo sfondo, tanto per dare un tocco di squallore, un infermiere che traffica con qualcosa, dando le spalle all'ex paziente ormai ridotto al ruolo di soprammobile. Pur essendo morto da pochissimo, il tizio ha gia' un colorito cinereo ed e' pure mal combinato sul lettino, tanto che le testa gli pende fuori in una postura innaturale. In questo ospedale appena secchi, tutti scappano a salvare vite altrove; infatti nessuno ha avuto il tempo di chiudere gli occhi al trapassato che sembra guardarti fisso attraverso la telecamera. A un certo punto il cadavere comincia a parlare e a raccontare come abbia ignorato i primi dolorosi sintomi e omesso di chiamare lo 000. Non manca la fugace apparizione della foto della famiglia che lascia, tanto per rimestare nei sentimenti dei poveri spettatori che stavano, incolpevoli, solo vedere l'ultimo Harry Potter. Potete trovare questo importante e salutare spot qui http://www.youtube.com/watch?v=VYmYevKR7lg

Sul fronte della lotta la fumo, tramontato il periodo di polmoni marciscenti o dottori che sentenziavano malattie non operabili, siamo entrati nella stagione delle cancrene. Qui si gioca sul pesante, in un dico (piedi e dita nere o ormai completamente corrose) e non dico (dottore che disegna col pennarello fin dove amputare la gamba). Seguiranno nuove puntate. I danni del fumo sono tali e variopinti che la miniera e' inesauribile.
Solo per stomaci scafati, vi segnalo il tipico spot che rallegra in prima serata la nostra televisione. Immaginate di vederlo subito dopo la pubblicita' del dentrificio o di Mac Donald.

Per risollevare il morale, vi consiglio pure questo che la butta sull'ironia, andando a colpire l'omo la dove e' piu' sensibile:

evidentemente queste pubblicita' portano rtisultati, pero'...

Aggiornamento
Domani ho il colloquio con un professore e saprò in quale corso mi mettono. In Italia sapevo che nel rapporto a tu per tu riuscivo a vendermi bene e spesso riuscivo a giocarmela, anche quando non avevo le carte proprio in regola (ad esempio, mai preso una multa, anche se fermato tante volte in fragranza di reato). Quindi spesso dicevo alla Maru, “se riesco a farmi ricevere a parlargli di persona sono sicuro che e' fatta!”. Qui in Australia, penso e dico alla Maru: “Speriamo che basti la mail, se mi ricevono di persona sono fottuto!”
Come cambiano le cose nella vita...

mercoledì 11 luglio 2012

Diario dell'australiano Data australe 12 luglio 2012


Siamo tutti ufficialmente in vacanza, Per carità, non e' come la vostra estate, fatta di ombrelloni, caldo e spiagge, ma ci accontentiamo. Qui fa sempre fresco, anzi la mattina la macchina e' ghiacciata come non mai, ma durante il giorno il terribile inverno di Canberra si trasforma in un clima inizio primaverile per niente fastidioso. Per cui, tutti vestiti a cipolla per combattere il gelo mattutino ma esser pronti per il tepore della giornata. Che poi non ho mai trovato un inverno in cui non ci debba vestire a cipolla, ma comunque, cipolla sia!
Il sottoscritto con la sua bici, opta per la sola camicia per non dover poi sudare al ritorno. Malgrado i rimbrotti scandalizzati della Maru, persevero, anche se arrivo a destinazione semi assiderato e con il naso che gocciola.
La casa sta manifestando tutti i suoi limiti strutturali o forse, sentendosi abbandonata ha deciso di scaricarci per prima e smettere di proteggerci dai rigori serali e notturni. Le vetrate panoramiche sono bellissime d'estate, ma adesso e' come stare al Colosseo, con spifferi che sembrano brezze e ti bloccano collo e schiena.
Il problema vero, quello di fondo, e' che gli Australiani non son fatti per l'inverno, non gli piace e non lo considerano degno di nota. Per chi abita l'australe continente l'inverno non esiste, e' solo una convenzione perché qui deve essere sempre primavera e il clima e' tropicale quasi per legge. Che poi questo valga solo per il nord o per qualsiasi stato che non sia Canberra, non importa; per l'australiano verace l'inverno e' solo una primavera fraschetta, insignificante, visto che domani torna caldo e sole.
Cosi' mentre ti aggiri imbacuccato per le vie cittadine, incontri signore con l'infradito o in ciabatte, adolescenti scalze e in minigonna, omoni in maglietta e in braghe corte.
Come diretta conseguenza di questo clima temperato, le case sono state direttamente importate dalla Turchia, tutte in legno, spesso con tetti in sola lamiera e senza doppi vetri. Per completare l'allucinazione collettiva hanno enormi bocchettoni che soffiano una potente e rumorosa aria calda, in grado di simulare un clima tunisino.
In compenso piove poco e c'e' quasi mai vento, cosa gradita, specie per chi arriva da Genova. Pero' fidatevi, la mattina fa un freddo polare.

La Maru e' sopravvissuta alle verifiche di questi giorni, anzi ne e' uscita pure con un bonus economico. E' molto brava e se non ci fosse lei e il suo lavoro la nostra avventura sarebbe già stata archiviata da mo'. Mi sono fatto una idea più precisa di come vada il mercato del lavoro qui.
Da un lato hai meno tutele, non esiste il posto fisso e il licenziamento e' oggettivamente facile. Dall'altro e' abbastanza easy trovare un nuovo lavoro o cambiare completamente carriera, magari rimettendosi a studiare. In realtà e' un sistema che ha un suo perché e un certo equilibrio.
C'è pero' una categoria che rischia molto e si diverte davvero poco in questa precarietà: i lavoratori stranieri.
Molti infatti vengono in Australia con un visto temporaneo, grazie ad uno sponsor, uno che gli offre il lavoro. Solo che lo sponsor non ha alcun obbligo nei suoi confronti, anzi nei primi 6 mesi ha la possibilità di licenziarlo come e quando vuole. A questo punto il lavoratore ha 28 giorni per trovarsi un nuovo lavoro, una nuova sponsorizzazione, senza la quale deve tassativamente lasciare il Paese. Se uno molla tutto, lavori e affetti, carica figli e bagagli e si trasferisce qui, rischia dall'oggi al domani di perdere tutto e doversene tornare a casa con le pive nel sacco. Un dramma di proporzioni cosmiche.
Se leggete i vari forum di emigrazione, potete vedere come ci sia un sacco di gente che sta cercando di emigrare. Tanti poi per disperazione o mancanza di zuccheri sono disposti a mettere in gioco tutto pur di ottenere soldi e visto. Vendono case, si licenziano, vendono i gioielli di famiglia e borseggiano la madre e cominciano a calcolare tutto, per vedere se e quanto possano campare in Australia, in attesa di sistemarsi e cominciare a guadagnare. Non parlo di ventenni o sigle che possono permettersi l'avventura, ma intere famiglie.
In questa ottica, trovarsi disoccupati e dover salvare baracca e burattini in 28 giorni, e' un pensiero che mette i brividi, uno di quelli che non ti puoi più permettere di analizzare da vicino quando hai dei figli tuoi.
Comunque, ringraziando Dio e la nostra accortezza, il nostro visto permanente ci mette al riparo da questi drammi. Al limite moriremo di fame, ma qui! Son soddisfazioni.

Domani arriva Michele, il papa' della Anna. La visita ci riempie di gioia in se' e per se' e per il fatto che e' la prima persona cara che ci viene a trovare. Stapperemo una bottiglia di Recioto (la riserva si sta assottigliando, ma quando ce vo'...).
Il 23 ricominciamo tutte le nostre reciproche scuole. I bimbi andranno direttamente alla nuova scuola di Evatt. Siamo stati per una due giorni di primo contatto e sono rimasti molto contenti. Certo che sono impressionanti gli investimenti fatti per le scuole in Australia! La classe della Noemi e' enorme, sarà' quasi 160 metri quadri, con spazi per il gioco e un'ala dedicata alla cucina e la preparazione delle merende. Non sembrano usare lavagne, ma la sua classe ha due videoproiettori appesi al muro e con quelli fanno lezione. Hanno spazi per il gioco, per il teatro, la palestra e l'orto didattico e all'ingresso due scolaretti cercano di propinarti le verdure biologiche da loro coltivate. Tutto e' pulito, ma nel contempo molto caldo e accogliente. La divisa della scuola e' pantaloni blu scuro, maglietta azzurra chiaro e felpa blu.
Un dato fonte sempre di discussione tra gli italiani qui, e' che le scuole non sono gratuite per gli stranieri. Se tu sei australiano o hai un visto permanente (alleluiaaaaaaa) sono del tutto gratuite, anzi hai anche il pulmino che te li scorrazza avanti e indietro. Se invece hai il visto temporaneo devi pagare tutto e caro: un 7000 euro l'anno a figlio. Il principio e' abbastanza semplice: se sei solo di passaggio e non dai garanzie di fermarti qui, l'Australia non ha intenzione di pagarti nulla, anzi devi pagarti ogni servizio. Pensate che l'università costa ad un Australiano un 5000 euro l'anno (ma ci sono poi sconti legati al reddito), mentre ad uno straniero che viene a studiare qui circa 35000 euro.
Non so dire se sia giusto o sbagliato. In Italia abbiamo uno politica di accoglienza diversa e mi sembra che le cose non vadano bene comunque. Qui hanno il merito della chiarezza. Sono accoglienti ed e' ancora la terra delle opportunità ma le regole del gioco le fanno loro, senza se e senza ma. Chi non ce la fa o delude le aspettative, lo accompagnano alla porta, in alcuni casi gli pagano pure il biglietto di ritorno, e conta poco o nulla la tua storia, il tuo investimento emotivo o quanto figli tu abbia.
Ora saluto. A stare fermo a scrivere, mi sto congelando. Ho messo i piedi sull'alimentatore del portatile, ma sono ugualmente freddi.