lunedì 13 febbraio 2012

Diario dell'australiano Data australe 5 febbraio 2012

Parte prima
Aggiornamento della situazione.
Il caldo ha lasciato il passo a due giorni di pioggerellina fine, da nebulizzatore, ma oggi finalmente è tornato il sole e il caldo. Però che fastidio, sto caldo. Ti viene quasi voglia di quelle giornate invernali, col freddo che ti frizza tutto e sembra non finire mai.. :-)
Scherzi a parte, ci sono alcune novitá.
La Maru ha cominciato a lavorare. A dire il vero per ora la pagano perchè studi, nel senso che le hanno dato un nuovo linguaggio di programmazione da imparare, più due certificazioni già pagate, che deve fare entro giugno. Comunque al netto delle paranoie da primo giorno di scuola, direi che è andato tutto bene. La porto al lavoro per le 9 circa e la vado a prendere dopo le 17, per ora insieme alla Noemi, sempre entusiasta di questo importante incarico.
I figlioli cominciano la scuola lunedì. Daniel e Noemi vanno nella stessa scuola, la Primary School di Ainslie, dove c'è il corso per i ragazzi che non sanno l'inglese. Passeranno qui alcuni mesi, finchè non impareranno la lingua, per poi andare nella scuola del nostro quartiere.
Il posto è carino, la maestra che ci ha accolti era tutta contenta di avere degli italiani, in quanto ha studiato la nostra lingua ma non aveva mai avuto l'occasione di parlarlo. Gli alunni hanno la divisa, ma i due eroi, finchè fanno questo corso, devono solo mettere meglietta rossa e pantaloni neri.
Anna invece va alla High School di Dickson. La scuola è veramente bellissima, piena di quadri, opere artistiche, foto dei ragazzi nelle varie attività educative. Si respira un'aria di freschezza e di movimento. Ci ha accolto una prof di origine greca, molto simpatica e premurosa. Io e le due belve, durante il lungo incontro, abbiamo visitato la scuola di straforo, sorridendo ebeti a quanti incontrandoci proferivano frasi, con fare cordiale (saluti, battute, richieste, boh): credo che un prof abbia anche chiesto alla Noemi se non era un po' presto per la High School, ma lei ha solo sorriso, nascosta tra le mie gambe.
Qui le superiori somigliano molto all'università, nel senso che gli studenti devono costruirsi il piano di studi secondo i propri desideri e inclinazioni. Naturalmente alcune materie sono fisse, specie per la Anna che facendo "English as second language" deve fare obbligatoriamente molto inglese.
Sono tutti elettrizzati da queste novità e lunedì si comincia.
Abbiamo comprato una bici usata a Daniel, molto bella e io e lui ci stiamo esercitando su e giù per la via. Ha imparato bene la partenza da fermo e che frenare non significa sempre inchiodare. Oggi ha fatto la discesona verso il War Memorial in maniera impeccabile.
Domani andiamo a vederne una per la Noemi, che non vede l'ora di unirsi agli intrepidi sportivi.
Invece abbiamo una notiziona.
È arrivato il visto permanente, per cui da martedì a sabato dobbiamo andare in Nuova Zelanda, perchè dobbiamo essere off shore. Se tutto va bene rientreremo come "residenti permanenti", che praticamente é come essere cittadini australiani, solo senza il diritto di voto. Si tratta di qualcosa di veramente importante per noi e rappresenta una vera svolta. Per esempio mandare i bambini a scuola come stranieri con visto provvisorio, ci costerebbe sui 30.000 dollari australiani all'anno, mentre poi ci costerá 250 di contributo volontario. Come permanenti gratuitamente il pulmino prende e porta i bimbi davanti a casa per la scuola, prima invece sul pulmino non potevamo proprio salirci. Anche per me cambia tutto: il mio corso di inglese mi costerà 500 dollari al semestre, invece che diverse migliaia.
Non vedo l'ora che arrivi sto visto. Per carità, va tutto bene, ma ora sento il bisogno di mettermi in moto, di cominciare ad addomesticare questo posto e questo dover star fermo comincia a starmi strettino.

Parte seconda
Sulla civiltà profonda e condivisa degli australiani ho già fatto cenno. Si tratta di una serie di abitudini che servono a garantire il benessere personale senza che questo rechi danni o ostacoli quello altrui. Niente di incredibile, puro buon senso, ma chi arriva dall'Italia facilmente lo nota come una novità. Un esempio. Se hai verde, ma la strada dove devi andare è piena di macchine ferme, nessuno impegna l'incrocio col rischio di trovarsi nel mezzo, quando scatta il verde per gli altri. Così resti tranquillo al tuo posto finchè la strada non si sgombra o non sia sicuro di poter lasciare l'incrocio libero.
Avete presente a Genova, dalle parti della stazione Brignole, alle 17.15 di una giornata di pioggia? Ecco, per capire, l'esatto contrario.
Usano poco il clacson, almeno secondo i nostri standard. L'altro giorno ero fermo al semaforo e quello due macchine davanti, è rimasto fermo al verde tutto il tempo finchè non è scattato il rosso. Un italiano può capire tutto, tranne che non parta col verde, a meno che non sia assolutamente chiaro che ha avuto un infarto o esca fumo dal motore. Per cui, basito, quando ormai si capiva che mi ero fottuto il verde, ho dato un colpetto al clacson, nel tentativo di ravvivare non tanto il tipo in pole position, quanto quello in seconda fila che non batteva ciglio di fronte a un verde così sprecato. Finalmente, finito il turno di tutti, compresi anziani e biciclette, è tornato il verde e la macchina si è mossa. Solo allora noto che aveva una L stampata sul di dietro, segno che era un tipo che stava appunto imparando, cioè stava facendo scuola guida. In Italia se uno facesse una cosa del genere, tutti, compresi i pedoni gli urlerebbero consigli su come impiegare meglio il tempo o dove andare con o senza patente. Qui invece non esiste che si metta in imbarazzo uno che sta imparando a guidare. Anche se, un verde sprecato...
Però non è la Svizzera, nè la Germania, sia perchè non se la tirano, nè sembrano sempre pronti a insegnare la vita a chiunque non sia come loro. Sono educati e rispettosi, ma non maniaci. Le strade sono pulite, più delle nostre, ma trovi anche le catacce per terra o qualche scritta sui muri. Saltuariamente anche qualche bottiglie o bicchieri vuoti sulle panchine, ma poca roba.
C'è però un fenomeno singolare che mi ha dato molto da pensare, in quanto la spiegazione più ovvia era inaccettabile, anzi quasi offensivo solo il pensarlo.
Andando in bici verso il centro, notavo la presenza ai bordi delle strade di carrelli per la spesa, soli, in luoghi prossimi alle case, ma un po' defilati, mezzi storti, lasciati vuoti in mezzo all'erba. E mica uno. In un solo viaggio ne ho contati almeno tre in una sola via.
È mai possibile che gli australiani si fottano i carrelli? Nella mia innocenza avevo pensato che fosse un servizio, un benefit offerto dagli stessi supermercati, per gli anziani in difficoltà. In seconda battuta ho anche tirato in ballo gli homeless, ma quelli ci vivono coi carrelli, mica li abbandonano per strada, anzi ti aggrediscono se cerchi di prenderlo (almeno nei film).
Da noi tutti abbiano pensato prima o dopo di "prestarci" un carrello per portare a casa la spesa, magari lo abbiamo pure fatto; ma solo un mentecatto può arrivare ad abbandonarlo per strada, una volta fatto il proprio comodo.
Stamatina siamo andati da BIG W a comprare le cose per la scuola dei bimbi. Ora ho la spiegazione e le prove: se li fottono bellamente.
Infatti tra gli opuscoli, ce n'è uno in cui la stessa BIG W organizza una lotteria, con 1000 dollari di premio a chi fornisca informazioni sui carrelli scomparsi. Il foglio recita così: "se vedi un carrello Big W abbandonato sulla strada, in un parco (in un parcoooooo, n.d.r) o a una certa distanza da un negozio, contatta trolley tracker al www.trolleytracker.com.au (c'è pure il sito, n.d.r.) o chiama il numero verde ecc.ecc. Per animare lo spirito civico dell'australiano medio, gli ricorda la riffa con il premio mensile di 1000 dollari, nel caso che proprio in quell'attimo il senso civico avesse una defaillance.
Mio suocero ha definito quella dei carrelli una piaga sociale, dicendo che li trovi abbandonati ovunque.
Nutro sempre qualche sospetto verso le società troppo educate e civili. Non di rado generano qualche problema a livello personale (alcolismo) o sociale (razzismo, nazismo, ecc.), in quanto poi gli umani sono animali e non stanno dentro a regole, specie se troppe o troppo forti. Viva quindi gli australiani che si fottono i carrelli. "La legge è per l'uomo, non l'uomo per la legge" (Gesù di Nazareth)

P.s. Nel nostro soggiorno in New Zealand potremmo non avere internet, per cui aggiornerò il diario appena possibile. Ciauz

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