Diario dell'australiano Data australe 5 febbraio 2012
Parte prima
Aggiornamento della situazione.
Il caldo ha lasciato il passo a due giorni di pioggerellina fine, da
nebulizzatore, ma oggi finalmente è tornato il sole e il caldo. Però che
fastidio, sto caldo. Ti viene quasi voglia di quelle giornate
invernali, col freddo che ti frizza tutto e sembra non finire mai.. :-)
Scherzi a parte, ci sono alcune novitá.
La Maru ha cominciato a lavorare. A dire il vero per ora la pagano
perchè studi, nel senso che le hanno dato un nuovo linguaggio di
programmazione da imparare, più due certificazioni già pagate, che deve
fare entro giugno. Comunque al netto delle paranoie da primo giorno di
scuola, direi che è andato tutto bene. La porto al lavoro per le 9 circa
e la vado a prendere dopo le 17, per ora insieme alla Noemi, sempre
entusiasta di questo importante incarico.
I figlioli cominciano la
scuola lunedì. Daniel e Noemi vanno nella stessa scuola, la Primary
School di Ainslie, dove c'è il corso per i ragazzi che non sanno
l'inglese. Passeranno qui alcuni mesi, finchè non impareranno la lingua,
per poi andare nella scuola del nostro quartiere.
Il posto è
carino, la maestra che ci ha accolti era tutta contenta di avere degli
italiani, in quanto ha studiato la nostra lingua ma non aveva mai avuto
l'occasione di parlarlo. Gli alunni hanno la divisa, ma i due eroi,
finchè fanno questo corso, devono solo mettere meglietta rossa e
pantaloni neri.
Anna invece va alla High School di Dickson. La
scuola è veramente bellissima, piena di quadri, opere artistiche, foto
dei ragazzi nelle varie attività educative. Si respira un'aria di
freschezza e di movimento. Ci ha accolto una prof di origine greca,
molto simpatica e premurosa. Io e le due belve, durante il lungo
incontro, abbiamo visitato la scuola di straforo, sorridendo ebeti a
quanti incontrandoci proferivano frasi, con fare cordiale (saluti,
battute, richieste, boh): credo che un prof abbia anche chiesto alla
Noemi se non era un po' presto per la High School, ma lei ha solo
sorriso, nascosta tra le mie gambe.
Qui le superiori somigliano
molto all'università, nel senso che gli studenti devono costruirsi il
piano di studi secondo i propri desideri e inclinazioni. Naturalmente
alcune materie sono fisse, specie per la Anna che facendo "English as
second language" deve fare obbligatoriamente molto inglese.
Sono tutti elettrizzati da queste novità e lunedì si comincia.
Abbiamo comprato una bici usata a Daniel, molto bella e io e lui ci
stiamo esercitando su e giù per la via. Ha imparato bene la partenza da
fermo e che frenare non significa sempre inchiodare. Oggi ha fatto la
discesona verso il War Memorial in maniera impeccabile.
Domani andiamo a vederne una per la Noemi, che non vede l'ora di unirsi agli intrepidi sportivi.
Invece abbiamo una notiziona.
È arrivato il visto permanente, per cui da martedì a sabato dobbiamo
andare in Nuova Zelanda, perchè dobbiamo essere off shore. Se tutto va
bene rientreremo come "residenti permanenti", che praticamente é come
essere cittadini australiani, solo senza il diritto di voto. Si tratta
di qualcosa di veramente importante per noi e rappresenta una vera
svolta. Per esempio mandare i bambini a scuola come stranieri con visto
provvisorio, ci costerebbe sui 30.000 dollari australiani all'anno,
mentre poi ci costerá 250 di contributo volontario. Come permanenti
gratuitamente il pulmino prende e porta i bimbi davanti a casa per la
scuola, prima invece sul pulmino non potevamo proprio salirci. Anche per
me cambia tutto: il mio corso di inglese mi costerà 500 dollari al
semestre, invece che diverse migliaia.
Non vedo l'ora che arrivi sto
visto. Per carità, va tutto bene, ma ora sento il bisogno di mettermi
in moto, di cominciare ad addomesticare questo posto e questo dover star
fermo comincia a starmi strettino.
Parte seconda
Sulla
civiltà profonda e condivisa degli australiani ho già fatto cenno. Si
tratta di una serie di abitudini che servono a garantire il benessere
personale senza che questo rechi danni o ostacoli quello altrui. Niente
di incredibile, puro buon senso, ma chi arriva dall'Italia facilmente
lo nota come una novità. Un esempio. Se hai verde, ma la strada dove
devi andare è piena di macchine ferme, nessuno impegna l'incrocio col
rischio di trovarsi nel mezzo, quando scatta il verde per gli altri.
Così resti tranquillo al tuo posto finchè la strada non si sgombra o non
sia sicuro di poter lasciare l'incrocio libero.
Avete presente a
Genova, dalle parti della stazione Brignole, alle 17.15 di una giornata
di pioggia? Ecco, per capire, l'esatto contrario.
Usano poco il
clacson, almeno secondo i nostri standard. L'altro giorno ero fermo al
semaforo e quello due macchine davanti, è rimasto fermo al verde tutto
il tempo finchè non è scattato il rosso. Un italiano può capire tutto,
tranne che non parta col verde, a meno che non sia assolutamente chiaro
che ha avuto un infarto o esca fumo dal motore. Per cui, basito, quando
ormai si capiva che mi ero fottuto il verde, ho dato un colpetto al
clacson, nel tentativo di ravvivare non tanto il tipo in pole position,
quanto quello in seconda fila che non batteva ciglio di fronte a un
verde così sprecato. Finalmente, finito il turno di tutti, compresi
anziani e biciclette, è tornato il verde e la macchina si è mossa. Solo
allora noto che aveva una L stampata sul di dietro, segno che era un
tipo che stava appunto imparando, cioè stava facendo scuola guida. In
Italia se uno facesse una cosa del genere, tutti, compresi i pedoni gli
urlerebbero consigli su come impiegare meglio il tempo o dove andare con
o senza patente. Qui invece non esiste che si metta in imbarazzo uno
che sta imparando a guidare. Anche se, un verde sprecato...
Però non
è la Svizzera, nè la Germania, sia perchè non se la tirano, nè sembrano
sempre pronti a insegnare la vita a chiunque non sia come loro. Sono
educati e rispettosi, ma non maniaci. Le strade sono pulite, più delle
nostre, ma trovi anche le catacce per terra o qualche scritta sui muri.
Saltuariamente anche qualche bottiglie o bicchieri vuoti sulle panchine,
ma poca roba.
C'è però un fenomeno singolare che mi ha dato molto
da pensare, in quanto la spiegazione più ovvia era inaccettabile, anzi
quasi offensivo solo il pensarlo.
Andando in bici verso il centro,
notavo la presenza ai bordi delle strade di carrelli per la spesa, soli,
in luoghi prossimi alle case, ma un po' defilati, mezzi storti,
lasciati vuoti in mezzo all'erba. E mica uno. In un solo viaggio ne ho
contati almeno tre in una sola via.
È mai possibile che gli
australiani si fottano i carrelli? Nella mia innocenza avevo pensato che
fosse un servizio, un benefit offerto dagli stessi supermercati, per
gli anziani in difficoltà. In seconda battuta ho anche tirato in ballo
gli homeless, ma quelli ci vivono coi carrelli, mica li abbandonano per
strada, anzi ti aggrediscono se cerchi di prenderlo (almeno nei film).
Da noi tutti abbiano pensato prima o dopo di "prestarci" un carrello
per portare a casa la spesa, magari lo abbiamo pure fatto; ma solo un
mentecatto può arrivare ad abbandonarlo per strada, una volta fatto il
proprio comodo.
Stamatina siamo andati da BIG W a comprare le cose
per la scuola dei bimbi. Ora ho la spiegazione e le prove: se li
fottono bellamente.
Infatti tra gli opuscoli, ce n'è uno in cui la
stessa BIG W organizza una lotteria, con 1000 dollari di premio a chi
fornisca informazioni sui carrelli scomparsi. Il foglio recita così: "se
vedi un carrello Big W abbandonato sulla strada, in un parco (in un
parcoooooo, n.d.r) o a una certa distanza da un negozio, contatta
trolley tracker al www.trolleytracker.com.au
(c'è pure il sito, n.d.r.) o chiama il numero verde ecc.ecc. Per
animare lo spirito civico dell'australiano medio, gli ricorda la riffa
con il premio mensile di 1000 dollari, nel caso che proprio in
quell'attimo il senso civico avesse una defaillance.
Mio suocero ha definito quella dei carrelli una piaga sociale, dicendo che li trovi abbandonati ovunque.
Nutro sempre qualche sospetto verso le società troppo educate e civili.
Non di rado generano qualche problema a livello personale (alcolismo) o
sociale (razzismo, nazismo, ecc.), in quanto poi gli umani sono animali
e non stanno dentro a regole, specie se troppe o troppo forti. Viva
quindi gli australiani che si fottono i carrelli. "La legge è per
l'uomo, non l'uomo per la legge" (Gesù di Nazareth)
P.s. Nel nostro soggiorno in New Zealand potremmo non avere internet, per cui aggiornerò il diario appena possibile. Ciauz
postato da Pseudo @ 14:29
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