Diario dell'australiano Data australe 16 gennaio 2012
Parte prima
C'è una domanda ricorrente che ci pongono continuamente dall'italia:
"come state?". Si tratta di una frase standard, ma assume un senso
profondo, tenuto conto della distanza e della radicalità della scelta.
Come stiamo? Boh?!
Dal punto di vista della salute bene. È una
estate piuttosto fresca e bagnata, ma non abbiamo nessun malanno. Anche
l'allergia di Daniel è migliorata, anche se non scomparsa come ci
auguravamo.
Dal punto di vista emotivo, la cosa è un po' più
complicata. Siamo in vacanza, sia perchè piombati in un mondo pieno di
cose belle e diverse dalle nostre, sia perchè non sta succedendo ancora
nulla di significativo, che ci obblighi finalmente a vivere e
realizzare quello che tutti sappiamo: che non ci sarà un ritorno, che
suonerà qui la campanella di inizio lezione o la sveglia per andare al
lavoro, oggi e poi domani, fino ad un futuro troppo lontano per essere
pensato.
Quindi viviamo, in attesa di cimentarsi con questo domani,
ognuno con ansie che esprime come può a seconda della consapevolezza e
dei personali strumenti di comunicazione. La Maru convive con le sue
ansie da prestazione, tecnica e linguistica, per il lavoro nuovo, Anna
per l'attesa di una scuola di cui sa solo brandelli di infomazioni e la
faticosa sfida di relazioni nuove e tutte da costruire. I bimbi stanno
dimostrando una bella capacità di relazione verso il nuovo, ma cosa
pensino in realtà non è dato sapere. Io vivo tutto questo, con
l'aggiunta di non avere un percorso ancora chiaro che mi costringa ad
affrontare la nuova realtà e farci velocemete i conti.
Per ora
viviamo, molto bene circondati da persone che fanno di tutto per farci
stare bene. Cominciamo però a mordere il freno, ad essere un po' stufi
di questa attesa prima della battaglia. Se si deve menar le mani, che si
cominci che per questo siam qui. Potremo così aprire finalmente tutti i
nostri personali vasi di Pandora e fare i conti con tutto, elaborando
lutti e nostalgie, entusiasmi e delusioni, tutti insieme e ognuno per
sè.
Domani si va a Canberra. Non sarà ancora l'ora x per nessuno, ma
almeno ci avviciniamo a casa nostra e ne abbiamo tutti una gran voglia.
Parte seconda
Andai a messa due volte con mio suocero.
La prima volta dovevamo andare alla messa che voleva lui, dove c'è il
prete che gli piace (altre latitudini e longitudini, stessi discorsi),
ma ce la siamo fumata perchè si è addormentato. Per cui abbiamo
ripiegato su una chiesa di un quartiere ricco.
Messa stile inglese,
almeno con quel qualcosa che x me significa inglese: coretto, librone
dei canti, ordine e disciplina. Non ho capito nulla delle letture e del
Vangelo, nè della predica. Al segno della pace, ho spacciato a tutti dei
beneauguranti "peace", anche se loro ci attaccavano qualcos'altro che
non ho capito.
Due cose degne di nota: passano due volte per
l'elemosina. La prima volta, visto che c'era solo carta ho dovuto
metterci ben 5 dollari; la seconda, post comunione ho glissato,
passando, con un sorriso che testimoniava una profonda pace interiore,
il cestino alla vicina di dietro.
La seconda cosa è che tutti fanno
la comunione. Non capisco bene perchè, devo investigare. Certo qui ti
sgamano subito se non la fai, in quanto non c'è l'anarchia nostrana per
la quale ognuno parte e arriva dove e quando vuole. Qui si comincia
dalla prima fila e poi in sequenza ordinata di fila in fila ci si muove,
uscendo a sinistra e rientrando poi a destra. Forse tutti vanno per non
interrompere un meccanismo tanto perfetto...
La seconda messa
stasera. Questa volta è quella giusta, solo che il prete mi sembra
esattamente quello della volta scorsa, sputato lui, anche se la chiesa è
diversa. Forse abbiamo sbagliato chiesa o il prete è quello sbagliato
perchè alla predica mio suocero da evidenti segni di
sbandamento/meditazione profonda.
Questa volta partenza alla grande:
riesco a capire la prima lettura, si tratta del brano della vocazione
di Samuele. Successo a livello planetario, il mio inglese evolve.
Il mio entusiasmo subisce però un Iieve turbamento al salmo
responsoriale, dove la massa dei fedeli ripete una frase in una lingua
incomprensibile, forse un codice per soli iniziati. La cosa prende una
piega disdicevole durante la seconda lettura, dove ho sentito san Paolo
accennare qualcosa a proposito dei "Britain". Leggermente in ansia stavo
ancora allambiccandomi se mai ci fosse un tale riferimento nelle
lettere di San Paolo, quando al vangelo si è comsumata la tragedia.
Infatti posso giurare di aver sentito che qualcuno, forse lo stesso
Gesù, avesse "rent a car".
Insomma il mio inglese ha ancora qualche lieve margine di miglioramento.
Però ho scoperto cosa dicono al segno della pace: "peace with you". Non ci voleva un genio, ma sono comunque soddisfazioni.
Ci si può ribellare all'ordine costituito. Oggi ben due tizi sono
rimasti impassibili e fermi durante la comunione, interrompendo
l'armonico entra e esci a cui tutti sembravao assoggettati.
Anche stavolta al secondo giro della questua ho glissato, mentre al primo me la sono cavata con una manciata di monete.
Domenica prossima sono a Canberra, vedremo le usanze ecclesiali di quella zona.
Nota tecnica: causa trasloco per qualche giorno non saremo in linea. Ci
aggiorniamo appena possibile. Un grosso abbraccio a tutti, da parte di
tutti noi.
postato da Pseudo @ 14:17
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