lunedì 13 febbraio 2012

Diario dell'australiano Data australe 10 gennaio 2012

Il mio inglese è stazionario, nel senso che è comatoso. Ho scoperto che i locali hanno usi e comportamenti bizzarri nel parlato: anche la domanda più semplice e insignificante, che non meriterebbe neppure un assenso o un grazie, genera imprevisti e incomprensibili rilanci multipli. Tipo se dici " 3 cappuccino, please", loro rispondono "tazza piccola, media o grande?", tu che ti aspetti che chiedano al massimo "with cacao?" sei già tagliato fuori. Vai a chiedere un panetto con hamburger, ti fanno scegliere il tipo di panino in cui lo vuoi. Ogni cosa ha tre o quattro varianti, che siano salse, gradazioni di colore o di temperatura, insomma non si fa vita.
Il cibo poi è tanto diverso dalla nostra dieta mediterranea. Su questo punto io e Daniel siamo un po' sulla difensiva, anzi sul sushi abbiamo costruito robuste barricate, visto che qui lo mangiano con allegria e trasporto. Neppure il cinese è come il nostro cinese, ce ne sono una varietà talmente grande e incomprensibile, che credo abbiano la cucina di ogni regione della cina se non le particolatità di ogni cittá. Senza contare quella messicana, indiana, tailandese e di chiunque dall'equatore in giù abbia mai avuto la sventurata idea di mettersi ai fornelli. Certo x una persona meno limitata di me, sarebbe una specie di paradiso terrestre.
Poi non posso manco esprimere un giudizio categorico in merito, in quanto c'è una tale varietà, che mi assale l'ansia e non ricordo assolutamente se siano cose che ho già assaggiato o una nuova prova di quella sciamannata di Marussia che gode nello spaziare nella cucina etnica. Magari fra un po' comincerò a riconoscere il suono di qualche piatto, qualche elemento base, qualche gusto e stillerò il mio personale elenco di piatti commestibili, immangiabili, decenti e da evitare come la peste.
La sera poi mentre alla finestra canterò "ma se ghe pensu", penserò alle lasagne al pesto..
Come sia la cucina australiana è invece per il momentonun vero mistero. Se vai nei loro supermercati, sembra che un pazzo abbia fatto man bassa dei prodotti di ogni cultura, rivisitandoli nel peggior modo possibile. Trovi, segnalazione di Cristiano, gli spaghetti in scatola, cioè giá cotti, solo da aprire e buttare nel piatto, o cibi di ogni cultura a cui aggiungono grasso, salse o cose atte ad accentuarne il sapore. Sembra quasi che con tutto il ben di Dio che possono permettersi non debbano sbattersi tanto a farsi una cucina propria, ma si accontentino di mettere le mani in quelle degli altri.
Sono certo gran mangiatori di carne. Io, Daniel e la Noemi abbiamo mangiato carne di canguro, tra lo schifo e la condanna di Anna. Era anche buona, esperimento da tener buono in caso rimanessimo incastrati in qualche altra serata sushi.

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