lunedì 13 febbraio 2012

Diario dell'australiano Data australe 9 gennaio 2012 ore 0,12

Forse abbiamo una macchina. Dopo una due giorni estenuante di giri, in improponibili concessionari dell'usato, ci siamo decisi per una Hyundai Trajet del 2005. Sulla carta sembra buona, o almeno la meno peggio tra le tante viste in queste ore.
Il mercato delle auto usate a Sydney è immenso, c'è un intero quartiere e una mezza road (Paramatta road) di soli concessionari. Ce n'è di ogni tipo, da quelli extra lusso, con macchine tirate a lucido e che non sembrano neppure usate, gestite da tipi vestiti eleganti e dai capelli impomiciati fino a luoghi polverosi, con proprietari che sembrano lí per caso e macchine dai prezzi incredibilmente bassi. Il nostro viaggio della speranza ha toccato gli uni e gli altri per poi stabilizzarsi verso il mercato per poveracci.
Eravamo speranzosi per una Kia Carnival, prezzo 6990 dollari. Poi abbiamo fatto la prova su strada e abbiamo scoperto che: finestrini elettrici K.O., luci di posizione defunte davanti e dietro, fendinebbia morti. Il tipo, un libanese dalla faccia onesta, ma che ieri puzzava di sudore come un caprone, ha tagliato corto dicendo che avrebbe fatto sistemare tutte queste cretinate per domattina, ma ormai ci aveva colto una incrontrollabile ansia da fregatura e smorzato ogni entusiasmo. Tra l'altro questa aveva il cambio manuale; manco male, se non fosse che era sulla sinistra e quando cambiavi l'intero blocco del cambio sembrava fluttuare come non fosse ancorato a nulla e avevi il terrore che ti restasse tutto in mano.
Siamo quindi fuggiti e abbiamo ripiegato verso un concessionario di altro tipo. Si chiama car net auction, è un capannone immenso pieno di macchine, tutte fuori budget per noi. Quando entri ci sono degli spalti con ovunque scritte "mind your steps" per cercare di scoraggiare i suicidi, che intendano farla finita buttandosi giù per le scale degli stessi. In questo posto tengono per un po' le macchine e poi fanno le aste. Sia ieri che oggi abbiamo parlato con un asiatico, dai modi decisi e pratici, dalle 1000 parole al minuto, rapido e asciutto, sempre sul pezzo. L'esatto contrario del libanese, per intenderci.
L'unica macchina alla nostra portata era appunto questa Hyundai, tenuta nel retrobottega, forse per indegnità, certo perchè neo arrivata e ancora tutta lercia. Abbiamo fatto il nostro giro di prova. Il motore non sembrava quello delle macchinine elettriche della Playmobil, i finestrini vanno su e giù e le luci si accendono. Amore a prima vista quindi. Anche la Maru era contenta. Dobbiamo spendere sui 11000, più di quanto volessimo, tra una cosa e l'altra, ma per lo meno è un fregatura meno evidente.
L'abbiamo pure intestata a me, che non capivo nulla della parlantina decisa del simil cinese. A un certo punto durante la trattativa, va a fare delle fotocopie del mio passoporto. Quando torna ci ridà la mano a tutti e tre. Io pensavo avessimo finito, poi invece lui ha continuato a parlare come se niente fosse. Ho chiesto lumi a Maru, lei ipotizzava che intendesse dire che da qui in poi l'affare è fatto, mentre io avanzavo l'idea che salutasse al rientro da ogni minima assenza. Mah!? Se non ci fosse stato mio suocero, sarebbe stata una tragedia, ci avrebbero venduto anche un'ape car del 1978 al prezzo di una Jaguard.

Da domani vacanza. Ci pigliamo qualche giorno, visto che ormai abbiamo fatto le cose più urgenti (non proprio tutte ma quasi) e domenica prossima dobbiamo lasciare Sydney per Canberra. Domani zoo, dove Daniel vuol fare un sacco di foto da mandare ai compagni di classe lasciati a Genova.

P.S. per la gioia di Alba, la Hyundai ha il cambio automatico, ma al posto della frizione un pedale per sbloccare il freno a mano. Il gioco diventa più vario e si moltiplicano le possibili combinazioni per un totale disastro automobilistico.