mercoledì 18 aprile 2012

Diario dell'australiano Data australe 18 aprile 2012



L'Italia non ha una gloriosa storia militare, non brilliamo per strategie militari o gloriarci di vittorie epiche. Al limite possiamo concorre all'oscar per il miglior attore non protagonista, avendo qua e là belle storie di eroismo privato, singoli che hanno brillato nellopacità generalizzata.
Nella seconda guerra mondiale a parole dovevamo spaccare il mondo, nei fatti è bastato attraversare l'Adriatico per abbandonare in Grecia ogni sogno di onnipotenza. In Africa finché potevamo gassare qualche indigeno, tutto glorioso e imperiale. Quando poi sono arrivati gli inglesi siamo dovuti scappare con le pive nel sacco.
Siamo bravi nelle missioni di pace. Tutto il mondo ce lo riconosce. Forse lo siamo per gli stessi motivi per cui siamo negati nel combattere per offendere. Sarebbe interessante farci uno studio.
Non siamo neanche un popolo nazionalista, che va in visibilio per marce militari o parate di sorta. Ancora ancora le frecce tricolore, ma per l'effetto che fa, più che per la loro connotazione militare.
Ricordo mentre a Bari mi stavo imbarcando per l'Albania con la Caritas, sulla nostra testa sfrecciavano gli aerei della NATO che andavano a gettar bombe sui serbi di Milosevic. Una sensazione tremenda di realizzare che non era una esercitazione e neppure un film, ma la guerra o almeno il pezzo di guerra che potevo vedere.
A noi italiani piacciono gli alpini che colorano le nostre città di allegria e di festa quando si incontrano. Ci piacciono perché ci ricordano le montagne, la fatica della scalata, la guerra nel freddo, la ritirata dalla Russia, gli asini, il cappello, le aquile. Ci piacciono perché sono tutti amanti del vino, della grappa, che bevono per scaldarsi e dimenticare di essere soldati. Di esserci oggi e forse non più domani. Ci piacciono perché se bevono non sono invasati, militari che vincono le guerre, assassini spietati con gli occhi spiritati e il coltello fra i denti, come gli storici crucchi o gli odierni marines. Gli alpini cantano, bevono e fanno festa. Insomma gli alpini sono il prototipo dei militari nostrani, casarecci, parenti di quelli in missione di pace, che costruiscono scuole e ospedali. Anche i bersaglieri sono carucci, ma sono più invasati, sempre a correre senza un perché e neanche un dove.
Gli  alpini che sono tutti mezzi parenti, creano legami come i compagni di camera in chirurgia, come quei pochi che siano scampati alla stessa malattia mortale. Sono parte di un popolo di reduci, un gruppo unito e forte anche quando sei nato a Catania e qui son tutti bresciani.
Alpini a parte, tutto il resto sa di plastica, una ostentazione di muscoli per burla o per farsa, come quando Daniel sul divano combatte nemici immaginari: si sbatte, suda, fa rumori ed elabora sceneggiature da oscar, ma è tutto per celia. E lui lo sa.
Anche in Australia celebrano il 25 aprile, ma non in ossequio alla nostra liberazione. Qui festeggiano la festa dellANZAC. E una festa militare e come da noi e fanno pure le parate militari, ma senza alpini, ma ha un significato molto diverso e interessante. Non si ricorda infatti  una vittoria o un episodio militare glorioso, ma piuttosto la storia di un inutile e stupido massacro. Il 25 aprile 1915 le truppe ANZAC (Australian and New Zealand Army Corps) sbarcavano in Turchia per combattere a fianco degli Inglesi. A questultimi delle truppe Anzac importava ben poco e Churcill aveva avuto la profonda intuizione che conquistando Gallipoli le truppe alleate avrebbero avuto via libera per il Mar Nero. Dopo 8 mesi di guerra di posizione e di quotidiani massacri, arrivò un capoccia che disse Abbiamo scherzato, potete evacuare e tornare a casa, non è più importante conquistare Gallipoli. Una guerra senza vincitori né vinti, che costò 10.000 morti tra Australiani e Neo Zeolandesi.
LAnzac Day è festa nazionale, niente scuola, niente lavoro. E il giorno del ricordo dellinutilità della guerra, dei costi pagati in vite perdute, ma anche il giorno dellorgoglio nazionale per quei soldati che nel lontano passato hanno contribuito alla crescita della coscienza della giovane coscienza australiana.
E interessante la storia militare di questa giovane nazione, chiamata a mandare i suoi figli al macello in conflitti non suoi e in terre molto lontane. Solo una volta la guerra ha lambito i suoi territori, quando i Giapponesi, dopo Pearl Harbour volevano conquistare tutto il Sud Est del Pacifico. In quel caso era combattere per difendersi, in tutte le altre guerre andavano per far numero, perché parenti, loro malgrado, di cugini che si ficcavano sempre nelle baruffe.
Devo però dire che fissare la commemorazione delle forze armate nel giorno in cui si ricorda una guerra inutile è spiazzante, molto poco film americano e gloriosa epopea. Già di per sé un giudizio politico, una presa di posizione. Che mi piace.

2 Commenti:

Alle 4 gennaio 2016 alle ore 21:46:00 GMT-8 , Blogger oakleyses ha detto...

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