Esiste una congrega, una
setta neppur segreta, ormai da anni balzata agli onori della cronaca,
della politca, della societa'. Trattasi dei “cattolici”. Per non
confonderli con quelli che riempiono le chiese la domenica, seguaci
del Nazareno, li chiameremo 'cattolici da business card”. Trattasi
infatti di una evoluzione del precendente credo, una sorta di
attualizzazione, nella quale e' stato fatto un profondo restyling. In
questa attualizzazione del millenario credo, non sono andati molto
per il sottile. Per brevita' di pensiero hanno direttamente tagliato
quasi tutto l'evangelico dettame, salvando solo 3 o 4 cose:
- il matrimonio deve essere solo tra uomo e donna, quindi niente, anche vagamente allusivo, deve essere concesso agli omosessuali. Questo e' anatema (anatemissimo)
- l'aborto e' peccato, peccato
- eutanasia, interruzione della nutrizione e affini: peccato
- la droga e' brutta. La marjuana e' brutta, brutta, brutta, brutta. La cocaina: bruttina.
Una religione piuttosto
facile se non sei una donna in eta' fertile, un essere umano
moribondo, un omosessuale (se sei quindi “normale”) o un
tossicodipendente. Infatti sono cosi' contenti di esser in pace con
la propria coscienza e col loro personale dio, che si fregiano con
orgoglio del nome “cattolico”, come un alunno di una bella
pagella. Basta con la gente triste, schiacciata da una morale
esigente e irraggiungibile.
Ti droghi? Sei frocio? No.
Exulta, le porte del cielo sono spalancate per te!
Anni fa c'era anche il
precetto dell'indissolubilita' matrimoniale, ma nell'ultimo sinodo
della setta hanno emendato questo ciarpame. Meno male, perche', per
una strana iattura, tra le file della setta abbondano sia
separazioni che divorzi.
Avendo obiettivi personali
facilmente raggiungibili, passano gran parte del loro tempo a cercare
l'altrui redenzione, con una durezza che appare talvolta disumana.
Dal padre di Eluana, passando per i genitori di un tossico massacrato
dalla polizia sono sempre pronti ad aprir bocca per enunciare facili
facezie e verita' disincarnate, ma non per questo meno gravi e
dolorose.
Silenzio totale
sull'evasione fiscale. Non e' brutta. Che poi magari una donna
abortisca perche' non ci sono i soldi per una politica decente di
sostegno alla maternita', non conta.
Per sedare ogni prurito
nostalgico, hanno quasi del tutto abolito il termine “cristiano”,
per evitare ogni possibile contatto con Gesu' e il vangelo. Usano
questo termine quasi solo per rompere le balle in Europa a proposito
delle “radici” della stessa; una cosa del passato, vecchia,
medioevale, ancora legata ai “cattolici 1.0”.
Se le sette massoniche,
hanno la segretezza come caratteristica predominante, i “cattolici
da business card” sbandierano la loro appartenenza a ogni pie'
sospito e in ogni dove, a testa alta e con orgoglio. E' una corsa
all'oro: ci sono i medici, gli psicologi, le ostetriche, gli
avvocati, i professori, le famiglie cattoliche. Siamo pero' solo
all'inizio: presto arriveranno pure i salumieri e gia' gli
elettricisti cattolici sono in fibrillazione. Un bel club esclusivo
per tutti, in cui sentirsi in pace, contarsi, fare gruppo, aiutare
gli altri e, en passant, anche se stessi e il proprio business.
Soprattutto i politici (e alcuni giornalisti) ci tengono davvero
tanto a sentirsi definire “cattolico': fa quasi nascere il sospetto
che sia un aggettivo messo li' per dare consistenza al nulla, come
una stampella da affiancare ad uno sciancato.
Non so se ci sia un
percorso di iniziazione, un rito pseudo battesimale che autorizzi il
singolo a fregiarsi del titolo e parlare a nome della setta. Qualcosa
deve esistere, perche' dall'oggi al domani, personaggi sconosciuti e
dal passato variopinto, hanno iniziato ad occupare televisori e
giornali per dissertare dell'altrui morale e contrastare i potenti
nemici della congrega.
Una vita di merda, passata
a combattere contro le potenti lobby degli omosessuali o delle
femministe, sempre pronti a insidiare i lavori parlamentari con
qualche pericolossissima e subdola legge. Faticano talmente a
sorvegliare l'italica morale, che nelle interviste sembrano sempre
tesi, quasi incazzati, con lo sguardo vigile e pronto, incapaci di
sorridere, quasi che fosse cosa peccaminosa scendere un attimo dagli
spalti e concedersi una pausa dalla pugna.
Mi fanno tanta tenerezza,
ma essendo ancora contaminato dalla vecchia ideologia cristiana
fatico a seguirli. Anche perche' nei loro precetti di cristiano non
c'e' nulla o quasi, in quanto nei vangeli non si parla ne' di aborto,
ne' di omosessuali, eutanasia o droga. Queste cose, al limite,
dovrebbero appartenre alla cosidetta “legge naturale”, una sorta
di patrimonio dell'umanita', qualcosa di pre evangelico.
Pero' cosi' e' e lo stesso
Giovanardi, uno dei capi dei 'cattolici da business card”, lo
puntualizza in ogni intervista. Illuminante quella su Repubblica del
27 dicembre scorso in cui afferma: “Ho sempre pensato che quando si
parla di vita, famiglia, bioetica e droga, ovvero dei valori non
negoziabili, un cattolico in politica debba essere coerente con
l'insegnamento della Chiesa. Ma penso altresi' che quando si parla di
economia o sviluppo la Chiesa non abbia nulla da dire, perche' sono
temi in cui vale la piena autonomia del politico.”
Meno male che questo
Giovanardi fa parte dei “cattolici da business card”. Perche' se
fosse cristiano, potrebbe essergli capitato, di aprire un vangelo,
anche a caso. Avrebbe facilmente trovato un sacco di spunti
interessanti in materia di economia e di sviluppo, materie sulle
quali, la Chiesa ha sempre detto molto e, volendo, avrebbe tanto da
dire anche oggi. Che so, le intere beatitudini, oppure 'avevo fame,
mi avete dato da mangiare, nudo e mi avete vestito, ecc., quelle
cosette li'. Chissa' magari troverebbe qualche idea innovativa anche
per la politica internazionale, di immigrazione, del lavoro, per il
rapporto con i poveri e le famiglie, quelle vere, reali e in carne e
ossa, delle nostre citta'.
Gli va di culo a
Giovanardi di essere dei cattolici da business card; fosse stato
ancora tra i cristiani, lo avrebbero probabilmente cacciato fuori
dalla chiesa a calci nel culo.
Farebbero comunque bene i
“cattolici da business card” a riprendere in mano questi libri
desueti. Con un po' di fortuna, potrebbero iniziare a pensare un po'
piu' alla propria di conversione e imparare un maggiore pudore nel
fregiarsi del nome “cattolico”. Magari anche a sorridere di piu'
o usare maggior misericordia verso gli altri, sapendosi a loro volta
bisognosi, come tutti, di misericordia.
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