Diario dell’australiano Data australe 5 settembre 2012
La foto che vi presento oggi viene direttamente dalla CIT,
il posto dove studio, il famoso “Canberra Institute of Technology”. Del resto
sono stato fin qui avaro di immagini del continente australiano e devo mettermi
in pari.
Questo posto mi fa ridere ogni volta. Non tanto per il cesso
in se’, ne’ meglio ne’ peggio di tanti altri colleghi in altre parti del mondo,
tristi sanitari condannati a servire clienti dalla mira instabile. Mi fa ridere
perche’ appeso al grande specchio, una mano anonima ha appeso un post-it con
scritto: “State of art”.
Rido perche’ quando mi specchio e leggo questa scritta, mi
faccio dei film e immagino che magari questo ignoto giuggiulone sia uno come
me, un quarantenne emigrato, che non sa l’inglese, anche lui alle prese con la
fatica di un nuovo inizio, con mattinate pesanti e un dover aver pazienza per cose
che non vanno alla velocita’ in cui speravi a credevi. Me lo immagino che si specchia,
magari dopo una notte in cui ha dormito poco e pensato tanto e male, mentre si
guarda e infine realizza che questo e’ lo stato dell’arte. Un pensiero bello e
liberatorio, perche’ siamo vivi e siamo qui, con questa faccia qui. In un cesso
di posto, magari, ma ci siamo e siamo pure belli.
Allora sorrido, di fronte allo stato dell’arte che sono io,
con il mio naso da Parodi, i capelli grigi di mio padre e le orecchie grandi di
non immediata attribuzione, gli occhi che hanno gia’ visto cose e un tutto che
testimonia un gia’, un passato che e’ mio. Un io, fatto di incontri e di storie,
un insieme ora portato lontano, in un posto in cui sembra non utilizzabile, anzi
inutile, perche’ qui nella terra della gente
a testa in giu’ tutto sembra diverso.
Ma questo e’ lo stato dell’arte, non ci sono alternative o
soluzioni diverse e quindi sorrido, perche’ poteva andarmi peggio e perche’ domani
andra’ meglio. Perche’ e’ bello sentirsi un pezzo d’arte, una cosa bella, che
vale la pena vedere. Poi entro un classe, non capisco un acca, leggo il
programma d’esame e ripiombo nello sconforto, ma qui sorrido.
Vorrei conoscerlo il tipo che ha attaccato quel post it. Dev’essere
un tipo interessante e poi piu’ di una volta mi ha regalato un incoraggiamento.
Perche’poi e’ tutta una questione di come vuoi vedere le
cose. Se ti sposti di qualche centimetro vedi solo un gabinetto, anche
bruttino, freddo e solo, come solo i gabinetti non di casa sanno essere. Ma se ti
ricentri vedi lo “stato dell’arte” ed e’ tutta un’altra cosa.
Ogni tanto mi chiedo cosa la gente pensi di noi. Mi arrivano
echi, considerazioni e commenti sulla nostra scelta, ma nessuno sento mio. Per alcuni
siamo gente coraggiosa, per altri fortunati e per qualcuno gente che ha fatto
una scelta incomprensibile, pure insensibile. Forse per qualcuno siamo tutt’altro che coraggiosi, anzi proprio dei
vigliacchi che hanno alzato i tacchi quando la situazione diventava grigia,
come Schettino che si precipita ai gommoni di salvataggio. Io non lo so cosa siamo, non riesco a leggere
la scelta, perche’ standoci nel mezzo non riesco a vederne con chiarezza i contorni,
i pro e i contro, lo stato dell’arte, appunto.
So che e’ dura. Che questo misto di novita’ e di
eccitazione, questo “ricomincio da tre”, porta con se’ momenti di solitudine,
pesantezze e fatiche che certi giorni sembrano schiacciarti. Altri giorni
invece fare il papa’ sembra il mestiere piu’ bello del mondo e ringrazi Dio del
tempo che stai vivendo, vicino ai tuoi figli come mai nella tua vita. Poi
avendo poco da fare, penso pure che se fossi a Genova e avessi perso il lavoro,
avrei ben altra disperazione e vado avanti. Non mi dico che sono fortunato,
perche’ ho l’impressione che quelli che lo ripetono come un mantra, intendano
convincersene loro per primi, quasi dovendo ben fissare un pensiero che non
sentono vero dentro. Credo invece sia saggio lasciar stare i bilanci e vivere
le stagioni che arrivano
A novembre verranno giu’ mia madre, la mamma della Marussia e
mia sorella. Un evento. I bambini ogni settimana chiedono quanto manchi al loro
arrivo. La Noemi si e’ rassegnata, avendo capito che e’ dopo il suo compleanno.
Non ha nessuna idea di cosa voglia dire Novembre, ma adesso e’ tranquilla.
Anche noi grandi aspettiamo con ansia che arrivino, perche’ ci mancano tanto.
Sono stato alla riunione della scuola, nella quale la Noemi
e’ stata premiata. Devo dire che e’ una cosa proprio interessante perche’ i bambini
sono gli assoluti protagonisti. Ci sono 5 ragazzini dei piu’ grandi che
gestiscono tutta la riunione, dando la parola ai relatori, che sono per lo piu’
loro compagni che presentano iniziative e cose di interesse generale. Ha parlato
una professoressa sola, dando le istruzioni per la giornata dei genitori e il
preside ha richiamato l’ordine, quando c’era qualche chiacchiericcio che
rendeva difficile l’ascolto.
Si inizia con una canzone, una specie di inno ecologico in
cui si parla di alberi che diventano carta e i Koala si lamentano (in soldoni,
ho capito questo). Poi gli speaker fanno una introduzione e tutti in piedi si canta
l’inno nazionale. La riunione dura in tutto una oretta e devo dire che fa impressione
vedere sti ragazzetti parlare in pubblico senza vergogna, con gli adulti a fare
da contorno. Ma quello che e’ veramente bello e’ che in questi discorsi, dove
un ragazzino consiglia un libro che ha letto o viene celebrata una che e’
arrivata 14a nella campestre a livello Federale, senti che passa un sentirsi
parte di un gruppo, una condivisione di valori e di esperienze che costruiscono
un “noi”. Una versione moderna dei “racconti mensili” del libro “Cuore”, ma meno
prosaici e formali.
La Noemi ha ritirato il premio, perche’ malgrado sia seconda
lingua inglese, ha dimostrato un impegno forte e conseguito grandi risultati.
Io mi sono mezzo commosso, mentre lei dopo un po’ ha inziato a dondolare come facevano
i bambini del coro dello Zecchino d’oro, ridendo e scherzando con una compagna
di scuola. L’emozione gioca brutti scherzi a grandi e piccini.
1 Commenti:
Ciao Gabriele, ti mando un grande abbraccio virtuale, i tuoi diari sono molto interessanti e belli. Penso che non importa dove uno sì trovi, basta essere con la persona che sì é scelta per tutta la vita... Tanto ovunque siamo ci portiamo dietro il nostro bello zaino del passato... Grazie per le tue condivisioni. Salutami la tua famiglia, che ancora non conosco.
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