Diario dell’australiano Data australe 10 Agosto 2012
In ogni paese ci sono dei nullafacenti che impiegano il
tanto tempo a disposizione vagando per via e attaccando bottoni a chiunque
capiti a distanza di voce. La loro tattica e’ nota, ma non per questo meno
efficace. Di solito si aggirano per la via con aria annoiata, quando la vittima
si avvicina,si rianimano e la apostrofano con calore con un ‘ciao, come stai?”.
Il malcapitato dovrebbe a questo punto fuggire, simulare una improvvisa
chiamata al cellulare o semplicemente “tirrar innanz”, ma non puo’. Educazione
impone di rispondere, come una mosca che augura buon appettito al ragno. Nel
tempo di un “ciao, bene grazie”, l’attacca-pommelli ha gia’ ridotto la distanza
e bloccato ogni via di fuga. Le peggiori specie mentre parlano, ti tengono per
un braccio; non si tratta di un segno di affetto o di caloroso saluto, ma di un
bieco sistema, figlio dell’esperienza, per non farsi fuggire la preda, teste’
catturata. Bloccato all’angolo, sotto una pioggia di parole, cerchi invano di
troncare, di liberarti, di comunicare urgenza e impellente necessita’ di andare
avanti. Non ti rimane che subire e cominciare a vagare con lo sguardo nella
speranza di incontrare un altro malcapitato, un ignaro conoscente a cui passare
la rogna, come quando da piccoli si giocava a ‘ce l’hai’. Ma tutti guardano in
basso, altrove, addirittura attraverso te, fingendo di non vederti, per non
rischiare di restare loro pure vittime della propria buona educazione.
Una variante meno antipatica, ma non per questo meno
seccante sono i giuggiuloni, alias scemi del villaggio. Questi personaggi attaccano
gli stessi bottoni, ma sono circondati da sentimenti di maggiore simpatia e
affetto. Non sono immediatamente riconoscibili, per cui, entrando in un’ambiente
nuovo, e’ buona norma osservare il comportamento dei locali. Possono indossare
braghette corte e maglietta, come essere in giacca e cravatta; dipende dall’eta’,
estrazione sociale e personale inclinazione
Per il sottoscritto qui e’ facile individuare sia gli
attacca bottoni che i giuggiuloni.
Chiunque incrociando il mio sguardo o incontrandomi per
strada, si illumini o cominci a parlare con fare entusiasta, fa scattare l’allarme
e devo elaborare in fretta una strategia di fuga.
Qui nessuno mi conosce. Nella mia via, nel mio quartiere o
nella mia citta’ posso aggirarmi come un perfetto “mister x”, invisibile ai
piu’, in quanto neppure immediatamente riconoscibile come straniero.
L’altro giorno ero appunto in uno dei miei soliti giri in
incognito. Il raid prevedeva puntata per giocare al Lotto e poi un salto al
supermercato. Mentre sto per entrare alla New Agency un tizio in giacca e
cravatta mi chiama e inizia a parlarmi, tutto illuminato come se avesse
ritrovato un vecchio compagno delle elementari. Visto che sotto le spoglie
dell’anonimato, posso anche fregarmene della buona educazione, farfuglio
qualcosa e faccio partire in automatico un sorriso ebete, che intende essere
cortese, mezzo scemo ma non offensivo, qualcosa tipo: “ciao, anche io ti voglio
bene, no, non intendo dire che tu sia completamente pazzo, anche se lo penso,
anzi forse potrei esserlo io, vedi come sorrido? Sarebbe tanto bello poter capire
chi dei due ha piu’ tempo da perdere, ma devo proprio andare, ciao.” Entrando
nella New Agency ricordo di aver sentenziato che non si trattava di un soggetto
pericoloso, nemmeno di un impiccione, ma quasi certamente di un esponente dei
giuggiuloni.
Uscendo, stavo per fiondarmi nel supermercato, quando noto
che il locale Mister Been sta parlando con una signora. Non sembra inadeguato e
lei nemmeno una vittima in cerca di aiuto, per cui credo possibile aver preso
un abbaglio; forse non stava parlando con me o mi ha effettivamente confuso con
suo ex compagno d’asilo. Smetto quindi di pensarci, ma quando ho finito la
spesa, sento qualcuno che ancora vocia verso di me, alzo gli occhi e lo trovo, solo,
che mi fissa con lo stesso caloroso entusiasmo di prima. Totalmente
impreparato, non riesco ad organizzare neppure lo sguardo idiota, e’ troppo
tardi. Mentre lui ancora si sta agitando, quasi avvicinandosi, noto che ha qualcosa
appeso tra i piedi, un treppiede con su una sua foto sorridente, il suo nome e una scritta nella quale mi si
avvisa che “sta lavorando per me”. Solo
allora ricordo che a Canberra ci sono le elezioni e il tizio e’ un politico, a
caccia di elettori. Una specie di attacca bottoni ancora diversa rispetto all’impiccione
o al giuggiulone.
In italia spesso chiede ai politici se sanno quanto costa un
litro di latte, come se fosse un criterio per capire se si tratta di un bravo
politico. Non ho mai capito questa cosa, ne’ perche’ si chieda sempre del
latte. Dovessi controllare lo scontrino di una badante (come faceva Govi con la
Gigia) capirei tutto questo interessamento, ma sarei contento che chi sta al
Governo si occupasse di altro che di economia domestica.
Comunque, oggi e’ San Lorenzo e a Cogoleto e’ festa grande
con tanto di processione coi Cristi e “fuochi”.
E’ la seconda volta nella mia vita che non sono presente alla mia festa
patronale. La prima volta anni fa, ero su un monte, ma mia mamma mi aveva fatto
le melanzane ripiene ed era come essere a casa. Quest’anno l’assenza ha un
sapore diverso, come quando la pelle arrossata fa male ma sai che crescera’ il
callo.
Non avremo i banchetti, ne’ I “frisceu” della Banda Bassotti, ma anche qui il cielo
regala lo spettacolo delle stele cadenti. La Maru ha detto che stasera andremo
a vederle, complice il fatto che qui in Australia non esiste praticamente l’illuminazione
pubblica. O almeno, mettono delle lucerne qui e la’ ma dalla luce talmente
fioca, che camminare per strada e’ una esperienza extrasensoriale, quasi di
fede.
Vediamo se stasera partiamo in spedizione a caccia di stelle.
Io non ci credo, anche perche’ oggi fa un freddo polare e la Maru stamattina
alle 6.30 era gia’ fuori casa.
Buon San Lorenzo a tutti!
2 Commenti:
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