giovedì 2 agosto 2012

Diario dell'australiano Data australe 3 agosto 2012


Siamo finalmente nella nuova casa, nel nuovo quartiere. Che dire, la casa e' un sogno, soprattutto per me che non ho mai vissuto in una casa MIA (aggettivo sul quale la banca avrebbe qualcosa da dire, ma sorvoliamo). E' grande, spaziosa, bella e con un giardino rivolto a nord e che quindi non e' sempre o gelato o fradicio come il precedente (per i non australi il nord locale equivale al vostro sud, dal punto di vista dell'esposizione solare).

La Maru sta benone. Alla fine della favola e' risultata tra i migliori della sua azienda come raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per non farla dormire sugli allori, le hanno gia' dato i target per l'anno prossimo, alzando l'asticella in qualita' e quantita'. Di tutti noi e' quella che meno si e' goduta la casa, in quanto ci sta meno col fisico e la testa.
La Anna ha preso la patente di guida, la L, che la autorizza guidare con un patentato di fianco. Domani, credo, cominceremo le lezioni di guida. Anche a scuola tutto bene, tanto che e' entrata a far parte di un gruppetto ristretto che fa corso per leader. Unica non australiana. Io le dico che l'abbiano inserita come minoranza, per una questione di pari opportunità, ma nemmeno io credo che sia vero. Ogni volta che me ne parla mi vengono in mente le biografie dei Presidenti Americani, nelle quali risulta che al College facevano sempre parte di qualche club simile. Deve essere una tradizione anglosassone.

I due sciamannati sono già nella nuova scuola. Daniel e' eccezionale, fa il suo senza un minimo cedimento o una lamentela. Arrivato a scuola comincia a giocare coi suoi compagni. Tocca sempre a lui contare o prendere, ma credo che sia la sorte che tocca all'ultimo attivato, come si faceva anche ai miei tempi. Si vede che non capisce tutto quello che dicono e fa fatica, ma si lancia senza mai battere in ritirata. Martedi' andrà al Basketball Stadium per un gara con la classe. Tutto bene quindi a parte il fatto che lo chiamano Deniel, con una 'e' larga che sopporto a fatica
La Noemi si fa molto più' notare, ma si sta inserendo benissimo. Ha avuto il solito inizio tragico, con pianti e urla, ma già al terzo giorno si rifugiava in lacrime in braccio alla sua maestra,con cui ha subito legato. Lei pero' negli ultimi giorni era assente perché “il dottore era malato”. Abbiamo cercato di farle accettare l'ipotesi che fosse lei la malata, ma avendo tanto lodato il suo inglese e i suoi miglioramenti eccezionali, e' stato uno sforzo vano. Alla fine abbiamo patteggiato che il dottore fosse uno di famiglia e lei dovesse accudirlo.

Io mi sono iscritto al corso di informatica, al livello avanzato di Networking. E' abbastanza duro ma la cosa che mi preoccupa di più, non sono queste materie e le astrusità informatiche, quanto il livello del mio inglese. Il mio rapporto con la lingua locale vive di rari momenti di esaltazione e un quotidiano che rasenta la depressione. Forse e' tutto normale o forse addirittura va tutto molto bene e, novello Scaiola, a mia insaputa so l'inglese. Ma tra il mio inconscio e tra lingua e orecchie ci dev'essere una voragine, perche' faccio tanta fatica. Mi lancio anche abbastanza, nel senso che non rifuggo le occasioni per arrangiarmi, ma occorre avere tanta presenza di spirito e autoironia per non cedere alla tentazione di abbracciare l'interlocutore e mettersi a piangere.
L'altro giorno ho avuto un problema con la password del mio internet bank. Sfidando il buon senso, ho chiamato il servizio clienti per cercare di risolvere il tutto. Sempre fanno un serie di domande di rito, con le quali cercano di verificare che io sia veramente io e non un millantatore ladrone. Il processo e' stato talmente lungo e faticoso che quando ho intuito che la via crucis era finita ho esclamato : “Alleluia” e lei in risposta: “Alleuia, alleluia”. Una tragedia, ma ci si diverte un casino.
Il servizio di volontariato con Vinnies non ha prodotto la conversazione sperata. Per carità e' utile e interessante, ma c'e' tanto da fare e poco da chiacchierare. C'e' una oriunda italiana con cui mi trovo benissimo e trovo ogni occasione per fare due chiacchiere. Una, piu' anziana, e' talmente silente che credo mi odi o, più probabile, odi ogni essere umano maschile. Comunque e' un volontariato utile alla autostima, ma meno per fare chat.
In alternativa ho visto che praticamente in ogni biblioteca ci sono servizi di conversazione in lingua inglese, gratuiti e aperti a tutti. Appena sgombriamo la casa dai cartoni, andrò a caccia.

La situazione e' talmente tragica che sto elaborando ardite contromisure, azzardando strade sperimentali. Nel sito gumtree.com.au (una sorta di ebay / mercatino dell'usato australiano) ho pubblicato un annuncio in cui scambio lezioni di italiano o di computer con conversazione in inglese. Ho ricevuto anche tre risposte, di cui ero anche particolarmente orgoglioso. Solo che la Maru mi ha messo la pulce nell'orecchio che il mio annuncio e' cosi' bizzarro che potrebbe essere preso come un annuncio gay. Colto da sconforto, ho letto e riletto le risposte in cerca di indizi indagatori, ma, complice anche la maledetta e astrusa lingua, non ho scovato niente di definitivo. Uno dice che “This sounds like a great idea”, ma non sono certo sia rivelatore di alcunche''. La Anna dice di non preoccuparmi, che potrebbe essere lo stesso una esperienza interessante. Sara' anche vero, ma preferirei fare solo conversazione.
Intanto approfitto del trambusto per rimandare a “poi” il problema.

Il mio coro va benissimo, anche se gli dedico poco tempo a casa. L11 agosto abbiamo una gara e faremo “Va pensiero' e “Calabrisella mia”, di cui stento a imparare la seconda strofa, tanto che il maestro mi ha retrocesso in seconda fila dove e' tollerato un minimo di playback. Ma adesso mi impegno.
Da due settimana gestisco anche la classe di conversazione italiana della scuola “Dante Alighieri” in sostituzione della vice presidente. Ho 4 signore, tutte australiane, che pero' studiano da anni l'italiano per ragioni diverse. Pur essendo di eta' non giovanile sono molto simpatiche, ironiche, super tecnologiche e innamorate dell'Italia. Devo dire che mi diverto e conosco tanta gente nuova. Ieri una delle mie allieve ha invitato me e tutta la famiglia a pranzo, a patto che io insegni alla figlia di 14 anni a fare la pasta, visto che la piccoletta e' innamorata della cucina e di quella italiana in particolare. Vedremo se si concretizza l'ennesima bizzarria.
Vado, che se la Anna non vede i cartoni almeno mossi, quando torna mi da i balletti.

3 Commenti:

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