Diario dell’australiano Data australe 19 agosto
E’arrivata a casa una comunicazione della scuola. Il preside
dice che alcuni ragazzi hanno notato alcune persone, apparentemente vagabondi,
vicino alla fermata del bus. Ci informa altresi’ che la Polizia e’ arrivata
subito, ma raccomanda a tutte le famiglie di parlare a casa delle norme di
sicurezza personale e aggiunge che sara’ tenuta una lezione su ‘comportamenti
sicuri’ in ogni classe.
Quando stavamo a Genova, pur di rado, fuori della scuola si
trovavano delle siringhe e volte ancora con tossico attaccato, proseguendo
dritti finivi in braccio a prostitute di ogni genere e specie, svoltando a
destra e sinistra dovevi scartare I punkabbestia che chiedevano l’elemosina. Un
preside con questi pruriti, nei caruggi andrebbe in esaurimento precoce e
finirebbe, come Charles Bronson, nottetempo a fare giustizia
sommaria. Viene quindi da sorridere
di tanto zelo e di cosi’ forte preoccupazione per qualche vagabondo (pure presunto).
Poi pero’ la mattina accompagni i bambini a scuola e vedi
queste frotte di nanerottoli che se ne vanno a scuola da soli. Alcuni, non piu’
alti della Noemi, frecciano in bicicletta o in monopattino e quando ti
sorpassano, fai spazio perche’ passi anche un genitore che non c’e’. Allegri e
spensierati, si muovono senza ansie e paure, sorridono pure agli adulti che
incontrano, visto che nessuno li assalta, rapisce o gli regala caramelle con la
droga dentro (cosa risaputa, ma mai successa a nessuno che io conosca). Quando
finisce la scuola in Italia, la maestra come un polipo cerca di trattenere I pargoli
finche’ non scorge un adulto a cui affidarli, impresa titanica vista la ressa e
la voglia di fuggire dei piccoli mostri. Qui la maestra apre la porta, parla o scherza
e sembra importargli poco o nulla se i genitori sono presenti o meno, tanto gli
alunni se ne vanno a casa comunque, da soli o accompagnati. Ho fatto delle
prove mettendomi dietro a un muro e la Noemi e’ arrivata lo stesso a cercarmi lei. La cosa
piu’ incredibile e’ che va bene cosi’ a tutti, non ci sono genitori che
scrivono al preside o picchiano la maestra irresponsabile.
Ha ragione il preside a preoccuparsi delle piccole cose,
anche se si tratta di barboni magari pure innocui, anzi delle paste d’uomini.
Forse e’ lasciando correre i piccoli malcostumi, facendo finta di non vedere il
cattivo gusto, che si perde il controllo del proprio ambiente e lo si consegna
alla barbarie, una terra di nessuno in cui tutti, adulti compresi, hanno paura
e prestano attenzione a tutto e tutti. Qui, nel paese a testa in giu’, dove
persino i vicini di casa montano di guardia per avere un quartiere sicuro, il
previdente australiano non sembra aver voglia di consegnare i propri figli alla
paura o la scuola intera al degrado e quindi manda lettere, fa prediche e tiene
corsi per avere sotto controllo le cose.
Una volta a Genova Daniel ha chiesto di andare a scuola da
solo. La strada era si e no 500 metri e dirgli di no sarebbe stato un messaggio
brutto; poi a quell’ora c’era una processione di genitori e bimbi che ascendevano
alla Daneo. Per cui e’ andato. Ma siccome certe cose le senti a pelle e il rapporto
con territorio lo fai tuo come un raffreddore, se l’e’ fatta di corsa dalla
porta del nostro portone fino a quello della scuola.
Qui i due hanno gia’ chiesto di poter andare da soli, visto
che la maggior parte non si presenta a scuola accompagnata dal papa’. Abbiamo
fatto delle mezze prove, ma in una di queste si sono persi e sono arrivati a
casa con un ritardo abissale. Daniel, arrivato agli Shop di Evatt, e’ riuscito
pure a chiedere a una signora dove fosse la Primary School di Evatt (da cui per
altro era appena uscito). Peccato che la stessa distasse solo 300 metri dagli
Shop!
Comunque, visto che, salvo incidenti di percorso, abitiamo a
1 minuto a piedi dalla scuola, credo che alla fine concederemo loro di andare e
venire da soli, anche se il pensiero di non sapere se siano o meno arrivati e’
un tarlo che so gia’ mi torturera’ per l’intera mattinata. Magari, come l’ispettore
Clouseau in uno dei suoi incredibili travestimenti, mi mettero’ un costume da
Eucalipto per poterli seguire da lontano, senza minare ne’ autostima ne’
sicurezza di se’.
La Anna sta imparando velocemente a guidare e ormai
scorazziamo per ogni strada del regno, senza cadere entrambi nell’ansia. Ormai con
me guida sempre lei e secondo me e’ quasi pronta per la grande prova: guidare
in compagnia di sua madre.
Io proseguo i miei studi e dopo 4 settimane sono quasi
sicuro di aver capito quale sia il mio orario e soprattutto quanti e quali
siano i corsi che devo frequentare. E’ stata dura, ma ormai ho studiato delle
contromosse per avere qualche margine di certezza in piu’. Alcuni accorgimenti:
-
Fai sempre quello che fanno gli altri, scruta
che libro aprono, se riesci pure la pagina (o come un aurispice cerca di “leggerla”
dallo spessore dallo spessore delle pagine del libro aperto)
-
Cerca di sbirciare cosa stiano facendo sul
monitor del pc o cosa stiano scrivendo
-
Ci puo’ stare che un matto improvvisamente
scriva compulsivamente al pc, magari anche due, ma se solo tu non stai
scrivendo nulla e’ ora di farsi qualche domanda.
-
Quando qualcuno sembra dare un annuncio importante,
tu ascolta. Poi chiamalo e fattelo
ridire e alla fine prima di liberargli la mano che ti ha dato minuti prima,
ripetigli tu quello che hai capito, tutto da capo.
-
Fatto questo, quando esci da scuola ferma un
malcapitato, uno tra i compagni che ti sembri almeno normodotato e, chiedigli
di rispiegarti tutto. Prima di mollargli la mano, tu rispiegagli tutto da capo
e vedi se hai veramente capito bene.
Fatte queste cose, puoi nutrire il sospetto di esser
capitato nel corso giusto, di sapere di cosa siano parlando e soprattutto cosa
debba fare in vista dell’esame finale.
Prosegue la nostra esplorazione del mondo che ci circonda.
Io e la Maru da due domeniche abbiamo inaugurato la stagione dello shopping.
Vicino a casa nostra ci sono dei markets, in cui dal mercoledi’ alla domenica vendono
verdure, carne, pesce e altro. Succede pero’ che alla domenica pomeriggio verso
le 16, i tizi comincino a praticare sconti in quanto poi chiudono per tre
giorni e non possono tenersi la roba.
Verso le 17 l’atmosfera diventa elettrizzante. Gia’
arrivando, vedi una serie di persone che stazionano nullafacenti, accanto a un
carrello vuoto, con l’aria di chi stia aspettando il tram. Poi dal nulla un
tizio, sempre lo stesso, comincia a urlare: “1 dollar cauliflower, 1 dollar!” e tutti si
gettano sui cavolfiori, in una ressa in cui ci si litiga lo stesso pezzo
(sempre con la solita calma ed educata flemma australiana: se sei una signora,
te lo lasciano, pero,’ dentro, gli dispiace). Poi le carote, il sedano, il
basilico, la frutta, in un crescendo in
cui ti tirano dietro tutto a prezzi irrisori. Inservienti velocissimini ficcano
tutto nelle “1 dollar bag”, speciali buste che consentono alle cassiere di
distinguere le cose scontate da quelle a prezzo pieno. La ressa si muove a
ondate appena nuova merce o interi settori vegono scontati; per il resto del
tempo si radica ai lati del corridoio o si muove in tondo come squali che
cercano di indovinare quale sara’ il prossimo ad essere sacrificato. La confusione
regna sovrana, in questo marasma di mani e di urla. La Maru dopo due sole volte
e’ una professionista e studia ogni
movimento per indovinare dove andra’ a cadere lo sconto. Una vitaccia, perche’ devi
pure difenderti da gente, in pieno shopping compulsivo, che pesca pure nel tuo
carrello, pensando che sia anche quella roba in sconto, abbandonata li’ dai
besagnini stessi.
Io
invece mi sono specielizzato in pesce e carne. Anche qui solita tattica dello
squalo; devi muoverti tra gli scaffali come interessato alla carne di pollo o al
polipo di turno, ma senza farti incastrare dall’inserviente che vuole sempre sapere
come tu stia o come possa esserti utile. Poi quando ormai conosci a memoria l’etichetta
della carne trita (chi l’abbia fatta, quando scada e quante porcherie ci siano
dentro), entra una matta che urla: “Half, half”. A questo urlo tutti si
animano, anche gente che giureresti neppure ci fosse, e si lanciano sullo
scaffale, portando via a man bassa.
In
pescheria hanno piu’ bon ton. In una non esiste un segnale convenuto, un “via”
dopo cui scatenare l’inferno. Quando ti sembra che sia l’ora, ti avvicini e chiedi
il prezzo dei calamari, loro ti sparano un prezzo e tu valuti. E’ un gioco
delle parti in cui loro cercano di ritardare gli sconti e tu di tergiversare.
Alla fine prevale la loro voglia di andarsene a casa e ti pigliano… a pesci in
faccia: 3 pesci per 2 dollari, 2 chili di sardine a 10 dollari, i calamari a 5
dollari al chilo (di solito li pago 14…). Nell’altra pescheria invece a un
certo punto tirano via tutti i prezzi e allora devi assaltare, perche’ fanno
prezzi di realizzo per andarsene a casa.
Un
gran casino ma ci si diverte un sacco, oltre naturalmente a risparmiare
tantissimi soldi. In un’oretta riempiano la macchina di quanto ci serve per la
settimana e qualcosa stipiamo anche in frizer.
Ho
visto che i cinesi danno l’assalto all’astice; devo capire quando farlo e
quanto costa, cosi’ facciamo i tagliolini…
3 Commenti:
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