martedì 28 agosto 2012

Diario dell'australiano Data australe 28 agosto 2012


Oggi gli atleti olimpici australiani sono venuti a Canberra, ospiti del governo. 60 bambini delle scuole della citta' sono stati scelti per dargli il benvenuto e ringraziarli di aver difeso l'orgoglio patrio. Tra questi, come un infiltrato, c'era anche Daniel. Il giovane non capisce quasi nulla di olimpiadi e non conosce neppure un nome di questi supereroici atleti, ma e' andato tutto felice dell'occasione e della digressione al tran tran scolastico. E' tornato oggi con una vistosa parrucca blu elettrico e una bandierina australiana, tutta firmata dagli atleti.
Dice che non sono “grossi”, anzi sono piu' o meno come la Anna (non so cosa ne pensi l'interessata in merito) [Interruzione. Ha bussato alla porta tale Glen McCrea che si presenta alle elezioni. Lui in persona, mica balle, ha consegnato un santino col suo faccione in bella mostra. Gli ho detto che non voto, ma l'ho preso per nonno Mariano. Anche lui “working for us”. Ma tutta sta gente che lavora per me, in che conto gira lo stipendio, che non vedo mai un dollaro di tutto sto lavoro? Mah], anzi che uno aveva pure gli occhiali come quelli vecchi della mamma, quelli marroni e neri. Non so cosa c'entri, ma ho rinunciato a capire cosa attiri la sua attenzione o cosa si aspettava di vedere.
Oggi invece la maestra della Noemi mi ha rincorso per dirmi che domani la Noemi ricevera' un award, durante la pubblica assemblea delle 9.
Fanno sempre l'assemblea il mercoledi' con preside, professori e tutti gli alunni di ogni ordine e grado. Danno gli avvisi, avvertono dei presunti vagabondi alla fermata del bus e danno i premi agli studenti meritevoli. E' un sistema per rinsaldare lo spirito di gruppo e incoraggiare i meritevoli. Domani tocca alla Noemi essere premiata sulla pubblica palestra e sono stato invitato a vedere. Mi portero' un fazzoletto. Ormai in questa nuova veste di mammo, mi aspetto qualsiasi tipo di sbragamento emotivo.
Ho quasi finito di sistenare la nuova reggia, anche se per questo ho rinunciato a studiare negli ultimi giorni. La casa e' veramente un sogno, quasi un lusso se non fosse che le caratteristiche sono simili a quelle dei nostri vicini. Ho cominciato pure a conoscerne qualcuno. Con il vicino prossimo di destra siamo ancora fermi alla mano alzata e al sorriso da lontano. Con quello di sinistra manco questo; mi ignora e la mia loquela non mi consente l'offensiva, per cui amen. Dato per disperso.
Invece abbiamo scoperto che proprio dirimpettaia abita una compagna di Daniel e piu' avanti ho fatto conoscenza con tale Brown (il nome me lo sono bevuto), che mi ha bloccato per esprimere la sua felicita' per il nostro arrivo. Simpatico e arzillo.
Certo che scoprire dopo un mese che davanti a noi ci abita una compagna di classe di Daniel e' grave. D'altro canto tra l'inverno e la comodita' delle case ognuno sembra starsene chiuso in casa e la relazione non e' facilissima. Vediamo come evolve in primavera.
Pero' e' vero che la sera sembra di abitare in un quartiere zombie: le case sono tutte scure, nere e sembrerebbero vuote se non fosse per quell'alone giallo che fa da perimetro alle finestre con le tende tirate. Mi chiedevo proprio l'altra sera a che servano le finestre panoramiche se poi, per avere un minimo di privacy, devi sempre tenerle oscurate. Comunque davanti alla case ci sono le macchine posteggiate. C'e' quindi vita.
Quando lavoravo al Sorriso affermavo che in Via trento se ti fosse venuto un attacco di cuore potevi restarci tutta la notte, visto che non passava mai nessuno la sera. Qui, complice anche una illuminazione pubblica, se presente, molto intima, e' lo stesso, con l'aggravante che non essendoci palazzi alti non puoi nemmeno contare, su qualche vicino che curiosi dalla finestra.

La Anna e' a Sydney perche' oggi arriva Federico, che rivede dopo 7 mesi. Evento.

Il coro miete successi. Abbiamo partecipato ad una gara ufficiale, dove la gente pure pagava per sentirci e abbiamo vinto, massacrando, anzi annichilendo il locale coro di musica Celtica. Partecipavamo alla gara nella sezione: “Cori non di lingua inglese” e come diceva Brian “potevamo vincere come minimo la medaglia d'argento” gareggiando solo contro i celtici.
Per iniziare abbiamo fatto “Va pensiero”, che e' proprio bella. La Anna si e' quasi messa a piangere, non credo per il vilipendio musicale, quanto per l'implicanza emozionale propria del pezzo, sconsigliato in caso di recentissima emigrazione.
Come secondo pezzo abbiamo fatto “Calabrisella mia” a 4 voci che mi e' proprio piaciuto coniscere e cantare. Ho finito di imparare le parole solo pochi giorni prima, ma e' una canzone allegra e un bel inno alla vita. Il maestro per salvare il pathos e favorire la corretta interpretazione, ne ha pure fatto la traduzione. Era comico disquisire sul “lu me cori si inchiu' d'amuri” passando direttamente dal calabrese all'inglese. Cose da matti.
Entrambi i pezzi erano accompagnati dal mandolino, chitarra e contrabbasso. Un figurone, quindi.
Adesso hanno aperto una stagione di riflessione. Avendo scoperto di poter essere qualcosa di diverso e di piu' rispetto a un gruppo di ex italiani, over 60, mezzi nostalgici, stanno valutando cosa possono e vogliono diventare. Da parte mia partecipo poco a questo travaglio evolutivo, in quanto discutono sempre e solo in inglese e mi sforzo almeno di capire.
Posto l'immagine ufficiale del coro, proprio nel giorno del trionfo.

A parte questo, il resto stazionario. Devo ricominciare a studiare, anche perche' ho scoperto che il 14 settembre devo consegnare un lavoro sul “copyright in Australia”, uno dei corsi on line che fin qui ho trascurato. Non dovrebbe essere difficilissimo.
Ho deciso anche di cercare un lavoretto, qualcosa per due mattine la settimana, tanto per tirar su due soldi che male non fa. La Maru e' preoccupata della conduzione familiare e della possibile voragine che si aprirebbe se pure io cominciassi a dover stare fuori casa. Ma facendo due conti, qualcosa ci mancano per poter stare tranquilli, per cui vedremo di riuscire a conciliare tutto.
Ogni giorno ascolto cose in inglese.
Ho cominciato con ABC News, un canale solo notizie a livello federale. Non capisco molto, ma mi faccio dei film captando qua e la delle parole. E' piu' un esercizio di sartoria che di lingua, ma tutto fa. Solo che come ogni canale all news, danno sempre le stesse notizie in modo ciclico. E' vero che repetita iuvant, ma pure vero che dopo un po' inizi ad avvertire un ingrossamento inguinale, pure fastidioso.
Ho quindi scaricato l'audiolibro di “Jurassic Park”. Che dire, l'operazione di cucito e' piu' ardua, anche perche' sembra molto diverso dal film (cosa logica, ma non ci avevo pensato). Finora ho capito che arriva un poveretto mezzo squartato e, malgrado affermino che e' caduto da una impalcatura, il dottore crede che si tratti di un morso animale. C'e' anche un aspetto comico. Il moribondo, continua a dire “Raptor” e il medico passa da un dizionario all'altro per cercar di capire cosa significhi in ogni lingua del mondo. Perplesso.
Ho quindi scaricato un altro audiolibro “il curioso caso del cane ucciso a mezzanotte” che lessi gia' in inglese, in versione cartacea. Stamattina tutto pimpante salgo in bici, armato di cuffie per alfin scoprire che l'audio e' registrato troppo basso e pedalando non si sente nulla.
Prove tecniche. Si attendono miglioramenti.
Ora vado a stendere e preparare cena. Ciao

domenica 19 agosto 2012

Diario dell’australiano Data australe 19 agosto


E’arrivata a casa una comunicazione della scuola. Il preside dice che alcuni ragazzi hanno notato alcune persone, apparentemente vagabondi, vicino alla fermata del bus. Ci informa altresi’ che la Polizia e’ arrivata subito, ma raccomanda a tutte le famiglie di parlare a casa delle norme di sicurezza personale e aggiunge che sara’ tenuta una lezione su ‘comportamenti sicuri’ in ogni classe.
Quando stavamo a Genova, pur di rado, fuori della scuola si trovavano delle siringhe e volte ancora con tossico attaccato, proseguendo dritti finivi in braccio a prostitute di ogni genere e specie, svoltando a destra e sinistra dovevi scartare I punkabbestia che chiedevano l’elemosina. Un preside con questi pruriti, nei caruggi andrebbe in esaurimento precoce e finirebbe, come Charles Bronson, nottetempo a fare giustizia sommaria.  Viene quindi da sorridere di tanto zelo e di cosi’ forte preoccupazione per qualche vagabondo (pure presunto).
Poi pero’ la mattina accompagni i bambini a scuola e vedi queste frotte di nanerottoli che se ne vanno a scuola da soli. Alcuni, non piu’ alti della Noemi, frecciano in bicicletta o in monopattino e quando ti sorpassano, fai spazio perche’ passi anche un genitore che non c’e’. Allegri e spensierati, si muovono senza ansie e paure, sorridono pure agli adulti che incontrano, visto che nessuno li assalta, rapisce o gli regala caramelle con la droga dentro (cosa risaputa, ma mai successa a nessuno che io conosca). Quando finisce la scuola in Italia, la maestra come un polipo cerca di trattenere I pargoli finche’ non scorge un adulto a cui affidarli, impresa titanica vista la ressa e la voglia di fuggire dei piccoli mostri. Qui la maestra apre la porta, parla o scherza e sembra importargli poco o nulla se i genitori sono presenti o meno, tanto gli alunni se ne vanno a casa comunque, da soli o accompagnati. Ho fatto delle prove mettendomi dietro a un muro e la Noemi  e’ arrivata lo stesso a cercarmi lei. La cosa piu’ incredibile e’ che va bene cosi’ a tutti, non ci sono genitori che scrivono al preside o picchiano la maestra irresponsabile.
Ha ragione il preside a preoccuparsi delle piccole cose, anche se si tratta di barboni magari pure innocui, anzi delle paste d’uomini. Forse e’ lasciando correre i piccoli malcostumi, facendo finta di non vedere il cattivo gusto, che si perde il controllo del proprio ambiente e lo si consegna alla barbarie, una terra di nessuno in cui tutti, adulti compresi, hanno paura e prestano attenzione a tutto e tutti. Qui, nel paese a testa in giu’, dove persino i vicini di casa montano di guardia per avere un quartiere sicuro, il previdente australiano non sembra aver voglia di consegnare i propri figli alla paura o la scuola intera al degrado e quindi manda lettere, fa prediche e tiene corsi per avere sotto controllo le cose.
Una volta a Genova Daniel ha chiesto di andare a scuola da solo. La strada era si e no 500 metri e dirgli di no sarebbe stato un messaggio brutto; poi a quell’ora c’era una processione di genitori e bimbi che ascendevano alla Daneo. Per cui e’ andato. Ma siccome certe cose le senti a pelle e il rapporto con territorio lo fai tuo come un raffreddore, se l’e’ fatta di corsa dalla porta del nostro portone fino a quello della scuola.
Qui i due hanno gia’ chiesto di poter andare da soli, visto che la maggior parte non si presenta a scuola accompagnata dal papa’. Abbiamo fatto delle mezze prove, ma in una di queste si sono persi e sono arrivati a casa con un ritardo abissale. Daniel, arrivato agli Shop di Evatt, e’ riuscito pure a chiedere a una signora dove fosse la Primary School di Evatt (da cui per altro era appena uscito). Peccato che la stessa distasse solo 300 metri dagli Shop!
Comunque, visto che, salvo incidenti di percorso, abitiamo a 1 minuto a piedi dalla scuola, credo che alla fine concederemo loro di andare e venire da soli, anche se il pensiero di non sapere se siano o meno arrivati e’ un tarlo che so gia’ mi torturera’ per l’intera mattinata. Magari, come l’ispettore Clouseau in uno dei suoi incredibili travestimenti, mi mettero’ un costume da Eucalipto per poterli seguire da lontano, senza minare ne’ autostima ne’ sicurezza di se’.
La Anna sta imparando velocemente a guidare e ormai scorazziamo per ogni strada del regno, senza cadere entrambi nell’ansia. Ormai con me guida sempre lei e secondo me e’ quasi pronta per la grande prova: guidare in compagnia di sua madre.
Io proseguo i miei studi e dopo 4 settimane sono quasi sicuro di aver capito quale sia il mio orario e soprattutto quanti e quali siano i corsi che devo frequentare. E’ stata dura, ma ormai ho studiato delle contromosse per avere qualche margine di certezza in piu’. Alcuni accorgimenti:
-          Fai sempre quello che fanno gli altri, scruta che libro aprono, se riesci pure la pagina (o come un aurispice cerca di “leggerla” dallo spessore dallo spessore delle pagine del libro aperto)
-          Cerca di sbirciare cosa stiano facendo sul monitor del pc o cosa stiano scrivendo
-          Ci puo’ stare che un matto improvvisamente scriva compulsivamente al pc, magari anche due, ma se solo tu non stai scrivendo nulla e’ ora di farsi qualche domanda.
-          Quando qualcuno sembra dare un annuncio importante, tu ascolta. Poi chiamalo  e fattelo ridire e alla fine prima di liberargli la mano che ti ha dato minuti prima, ripetigli tu quello che hai capito, tutto da capo.
-          Fatto questo, quando esci da scuola ferma un malcapitato, uno tra i compagni che ti sembri almeno normodotato e, chiedigli di rispiegarti tutto. Prima di mollargli la mano, tu rispiegagli tutto da capo e vedi se hai veramente capito bene.
Fatte queste cose, puoi nutrire il sospetto di esser capitato nel corso giusto, di sapere di cosa siano parlando e soprattutto cosa debba fare in vista dell’esame finale.
Prosegue la nostra esplorazione del mondo che ci circonda. Io e la Maru da due domeniche abbiamo inaugurato la stagione dello shopping. Vicino a casa nostra ci sono dei markets, in cui dal mercoledi’ alla domenica vendono verdure, carne, pesce e altro. Succede pero’ che alla domenica pomeriggio verso le 16, i tizi comincino a praticare sconti in quanto poi chiudono per tre giorni e non possono tenersi la roba.
Verso le 17 l’atmosfera diventa elettrizzante. Gia’ arrivando, vedi una serie di persone che stazionano nullafacenti, accanto a un carrello vuoto, con l’aria di chi stia aspettando il tram. Poi dal nulla un tizio, sempre lo stesso, comincia a urlare: “1 dollar cauliflower, 1 dollar!” e tutti si gettano sui cavolfiori, in una ressa in cui ci si litiga lo stesso pezzo (sempre con la solita calma ed educata flemma australiana: se sei una signora, te lo lasciano, pero,’ dentro, gli dispiace). Poi le carote, il sedano, il basilico, la frutta, in un  crescendo in cui ti tirano dietro tutto a prezzi irrisori. Inservienti velocissimini ficcano tutto nelle “1 dollar bag”, speciali buste che consentono alle cassiere di distinguere le cose scontate da quelle a prezzo pieno. La ressa si muove a ondate appena nuova merce o interi settori vegono scontati; per il resto del tempo si radica ai lati del corridoio o si muove in tondo come squali che cercano di indovinare quale sara’ il prossimo ad essere sacrificato. La confusione regna sovrana, in questo marasma di mani e di urla. La Maru dopo due sole volte e’ una professionista e studia  ogni movimento per indovinare dove andra’ a cadere lo sconto. Una vitaccia, perche’ devi pure difenderti da gente, in pieno shopping compulsivo, che pesca pure nel tuo carrello, pensando che sia anche quella roba in sconto, abbandonata li’ dai besagnini stessi.
Io invece mi sono specielizzato in pesce e carne. Anche qui solita tattica dello squalo; devi muoverti tra gli scaffali come interessato alla carne di pollo o al polipo di turno, ma senza farti incastrare dall’inserviente che vuole sempre sapere come tu stia o come possa esserti utile. Poi quando ormai conosci a memoria l’etichetta della carne trita (chi l’abbia fatta, quando scada e quante porcherie ci siano dentro), entra una matta che urla: “Half, half”. A questo urlo tutti si animano, anche gente che giureresti neppure ci fosse, e si lanciano sullo scaffale, portando via a man bassa.
In pescheria hanno piu’ bon ton. In una non esiste un segnale convenuto, un “via” dopo cui scatenare l’inferno. Quando ti sembra che sia l’ora, ti avvicini e chiedi il prezzo dei calamari, loro ti sparano un prezzo e tu valuti. E’ un gioco delle parti in cui loro cercano di ritardare gli sconti e tu di tergiversare. Alla fine prevale la loro voglia di andarsene a casa e ti pigliano… a pesci in faccia: 3 pesci per 2 dollari, 2 chili di sardine a 10 dollari, i calamari a 5 dollari al chilo (di solito li pago 14…). Nell’altra pescheria invece a un certo punto tirano via tutti i prezzi e allora devi assaltare, perche’ fanno prezzi di realizzo per andarsene a casa.
Un gran casino ma ci si diverte un sacco, oltre naturalmente a risparmiare tantissimi soldi. In un’oretta riempiano la macchina di quanto ci serve per la settimana e qualcosa stipiamo anche in frizer.
Ho visto che i cinesi danno l’assalto all’astice; devo capire quando farlo e quanto costa, cosi’ facciamo i tagliolini…

venerdì 10 agosto 2012

Diario dell’australiano Data australe 10 Agosto 2012


In ogni paese ci sono dei nullafacenti che impiegano il tanto tempo a disposizione vagando per via e attaccando bottoni a chiunque capiti a distanza di voce. La loro tattica e’ nota, ma non per questo meno efficace. Di solito si aggirano per la via con aria annoiata, quando la vittima si avvicina,si rianimano e la apostrofano con calore con un ‘ciao, come stai?”. Il malcapitato dovrebbe a questo punto fuggire, simulare una improvvisa chiamata al cellulare o semplicemente “tirrar innanz”, ma non puo’. Educazione impone di rispondere, come una mosca che augura buon appettito al ragno. Nel tempo di un “ciao, bene grazie”, l’attacca-pommelli ha gia’ ridotto la distanza e bloccato ogni via di fuga. Le peggiori specie mentre parlano, ti tengono per un braccio; non si tratta di un segno di affetto o di caloroso saluto, ma di un bieco sistema, figlio dell’esperienza, per non farsi fuggire la preda, teste’ catturata. Bloccato all’angolo, sotto una pioggia di parole, cerchi invano di troncare, di liberarti, di comunicare urgenza e impellente necessita’ di andare avanti. Non ti rimane che subire e cominciare a vagare con lo sguardo nella speranza di incontrare un altro malcapitato, un ignaro conoscente a cui passare la rogna, come quando da piccoli si giocava a ‘ce l’hai’. Ma tutti guardano in basso, altrove, addirittura attraverso te, fingendo di non vederti, per non rischiare di restare loro pure vittime della propria buona educazione.
Una variante meno antipatica, ma non per questo meno seccante sono i giuggiuloni, alias scemi del villaggio. Questi personaggi attaccano gli stessi bottoni, ma sono circondati da sentimenti di maggiore simpatia e affetto. Non sono immediatamente riconoscibili, per cui, entrando in un’ambiente nuovo, e’ buona norma osservare il comportamento dei locali. Possono indossare braghette corte e maglietta, come essere in giacca e cravatta; dipende dall’eta’, estrazione sociale e personale inclinazione
Per il sottoscritto qui e’ facile individuare sia gli attacca bottoni che i giuggiuloni.
Chiunque incrociando il mio sguardo o incontrandomi per strada, si illumini o cominci a parlare con fare entusiasta, fa scattare l’allarme e devo elaborare in fretta una strategia di fuga.
Qui nessuno mi conosce. Nella mia via, nel mio quartiere o nella mia citta’ posso aggirarmi come un perfetto “mister x”, invisibile ai piu’, in quanto neppure immediatamente riconoscibile come straniero.
L’altro giorno ero appunto in uno dei miei soliti giri in incognito. Il raid prevedeva puntata per giocare al Lotto e poi un salto al supermercato. Mentre sto per entrare alla New Agency un tizio in giacca e cravatta mi chiama e inizia a parlarmi, tutto illuminato come se avesse ritrovato un vecchio compagno delle elementari. Visto che sotto le spoglie dell’anonimato, posso anche fregarmene della buona educazione, farfuglio qualcosa e faccio partire in automatico un sorriso ebete, che intende essere cortese, mezzo scemo ma non offensivo, qualcosa tipo: “ciao, anche io ti voglio bene, no, non intendo dire che tu sia completamente pazzo, anche se lo penso, anzi forse potrei esserlo io, vedi come sorrido? Sarebbe tanto bello poter capire chi dei due ha piu’ tempo da perdere, ma devo proprio andare, ciao.” Entrando nella New Agency ricordo di aver sentenziato che non si trattava di un soggetto pericoloso, nemmeno di un impiccione, ma quasi certamente di un esponente dei giuggiuloni.
Uscendo, stavo per fiondarmi nel supermercato, quando noto che il locale Mister Been sta parlando con una signora. Non sembra inadeguato e lei nemmeno una vittima in cerca di aiuto, per cui credo possibile aver preso un abbaglio; forse non stava parlando con me o mi ha effettivamente confuso con suo ex compagno d’asilo. Smetto quindi di pensarci, ma quando ho finito la spesa, sento qualcuno che ancora vocia verso di me, alzo gli occhi e lo trovo, solo, che mi fissa con lo stesso caloroso entusiasmo di prima. Totalmente impreparato, non riesco ad organizzare neppure lo sguardo idiota, e’ troppo tardi. Mentre lui ancora si sta agitando, quasi avvicinandosi, noto che ha qualcosa appeso tra i piedi, un treppiede con su una sua foto sorridente,  il suo nome e una scritta nella quale mi si avvisa che “sta lavorando per me”.  Solo allora ricordo che a Canberra ci sono le elezioni e il tizio e’ un politico, a caccia di elettori. Una specie di attacca bottoni ancora diversa rispetto all’impiccione o al giuggiulone.
In italia spesso chiede ai politici se sanno quanto costa un litro di latte, come se fosse un criterio per capire se si tratta di un bravo politico. Non ho mai capito questa cosa, ne’ perche’ si chieda sempre del latte. Dovessi controllare lo scontrino di una badante (come faceva Govi con la Gigia) capirei tutto questo interessamento, ma sarei contento che chi sta al Governo si occupasse di altro che di economia domestica.
Comunque, oggi e’ San Lorenzo e a Cogoleto e’ festa grande con tanto di processione coi Cristi e  “fuochi”. E’ la seconda volta nella mia vita che non sono presente alla mia festa patronale. La prima volta anni fa, ero su un monte, ma mia mamma mi aveva fatto le melanzane ripiene ed era come essere a casa. Quest’anno l’assenza ha un sapore diverso, come quando la pelle arrossata fa male ma sai che crescera’ il callo.
Non avremo i banchetti, ne’ I “frisceu”  della Banda Bassotti, ma anche qui il cielo regala lo spettacolo delle stele cadenti. La Maru ha detto che stasera andremo a vederle, complice il fatto che qui in Australia non esiste praticamente l’illuminazione pubblica. O almeno, mettono delle lucerne qui e la’ ma dalla luce talmente fioca, che camminare per strada e’ una esperienza extrasensoriale, quasi di fede.
Vediamo se stasera partiamo in spedizione a caccia di stelle. Io non ci credo, anche perche’ oggi fa un freddo polare e la Maru stamattina alle 6.30 era gia’ fuori casa.
Buon San Lorenzo a tutti!

giovedì 2 agosto 2012

Diario dell'australiano Data australe 3 agosto 2012


Siamo finalmente nella nuova casa, nel nuovo quartiere. Che dire, la casa e' un sogno, soprattutto per me che non ho mai vissuto in una casa MIA (aggettivo sul quale la banca avrebbe qualcosa da dire, ma sorvoliamo). E' grande, spaziosa, bella e con un giardino rivolto a nord e che quindi non e' sempre o gelato o fradicio come il precedente (per i non australi il nord locale equivale al vostro sud, dal punto di vista dell'esposizione solare).

La Maru sta benone. Alla fine della favola e' risultata tra i migliori della sua azienda come raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per non farla dormire sugli allori, le hanno gia' dato i target per l'anno prossimo, alzando l'asticella in qualita' e quantita'. Di tutti noi e' quella che meno si e' goduta la casa, in quanto ci sta meno col fisico e la testa.
La Anna ha preso la patente di guida, la L, che la autorizza guidare con un patentato di fianco. Domani, credo, cominceremo le lezioni di guida. Anche a scuola tutto bene, tanto che e' entrata a far parte di un gruppetto ristretto che fa corso per leader. Unica non australiana. Io le dico che l'abbiano inserita come minoranza, per una questione di pari opportunità, ma nemmeno io credo che sia vero. Ogni volta che me ne parla mi vengono in mente le biografie dei Presidenti Americani, nelle quali risulta che al College facevano sempre parte di qualche club simile. Deve essere una tradizione anglosassone.

I due sciamannati sono già nella nuova scuola. Daniel e' eccezionale, fa il suo senza un minimo cedimento o una lamentela. Arrivato a scuola comincia a giocare coi suoi compagni. Tocca sempre a lui contare o prendere, ma credo che sia la sorte che tocca all'ultimo attivato, come si faceva anche ai miei tempi. Si vede che non capisce tutto quello che dicono e fa fatica, ma si lancia senza mai battere in ritirata. Martedi' andrà al Basketball Stadium per un gara con la classe. Tutto bene quindi a parte il fatto che lo chiamano Deniel, con una 'e' larga che sopporto a fatica
La Noemi si fa molto più' notare, ma si sta inserendo benissimo. Ha avuto il solito inizio tragico, con pianti e urla, ma già al terzo giorno si rifugiava in lacrime in braccio alla sua maestra,con cui ha subito legato. Lei pero' negli ultimi giorni era assente perché “il dottore era malato”. Abbiamo cercato di farle accettare l'ipotesi che fosse lei la malata, ma avendo tanto lodato il suo inglese e i suoi miglioramenti eccezionali, e' stato uno sforzo vano. Alla fine abbiamo patteggiato che il dottore fosse uno di famiglia e lei dovesse accudirlo.

Io mi sono iscritto al corso di informatica, al livello avanzato di Networking. E' abbastanza duro ma la cosa che mi preoccupa di più, non sono queste materie e le astrusità informatiche, quanto il livello del mio inglese. Il mio rapporto con la lingua locale vive di rari momenti di esaltazione e un quotidiano che rasenta la depressione. Forse e' tutto normale o forse addirittura va tutto molto bene e, novello Scaiola, a mia insaputa so l'inglese. Ma tra il mio inconscio e tra lingua e orecchie ci dev'essere una voragine, perche' faccio tanta fatica. Mi lancio anche abbastanza, nel senso che non rifuggo le occasioni per arrangiarmi, ma occorre avere tanta presenza di spirito e autoironia per non cedere alla tentazione di abbracciare l'interlocutore e mettersi a piangere.
L'altro giorno ho avuto un problema con la password del mio internet bank. Sfidando il buon senso, ho chiamato il servizio clienti per cercare di risolvere il tutto. Sempre fanno un serie di domande di rito, con le quali cercano di verificare che io sia veramente io e non un millantatore ladrone. Il processo e' stato talmente lungo e faticoso che quando ho intuito che la via crucis era finita ho esclamato : “Alleluia” e lei in risposta: “Alleuia, alleluia”. Una tragedia, ma ci si diverte un casino.
Il servizio di volontariato con Vinnies non ha prodotto la conversazione sperata. Per carità e' utile e interessante, ma c'e' tanto da fare e poco da chiacchierare. C'e' una oriunda italiana con cui mi trovo benissimo e trovo ogni occasione per fare due chiacchiere. Una, piu' anziana, e' talmente silente che credo mi odi o, più probabile, odi ogni essere umano maschile. Comunque e' un volontariato utile alla autostima, ma meno per fare chat.
In alternativa ho visto che praticamente in ogni biblioteca ci sono servizi di conversazione in lingua inglese, gratuiti e aperti a tutti. Appena sgombriamo la casa dai cartoni, andrò a caccia.

La situazione e' talmente tragica che sto elaborando ardite contromisure, azzardando strade sperimentali. Nel sito gumtree.com.au (una sorta di ebay / mercatino dell'usato australiano) ho pubblicato un annuncio in cui scambio lezioni di italiano o di computer con conversazione in inglese. Ho ricevuto anche tre risposte, di cui ero anche particolarmente orgoglioso. Solo che la Maru mi ha messo la pulce nell'orecchio che il mio annuncio e' cosi' bizzarro che potrebbe essere preso come un annuncio gay. Colto da sconforto, ho letto e riletto le risposte in cerca di indizi indagatori, ma, complice anche la maledetta e astrusa lingua, non ho scovato niente di definitivo. Uno dice che “This sounds like a great idea”, ma non sono certo sia rivelatore di alcunche''. La Anna dice di non preoccuparmi, che potrebbe essere lo stesso una esperienza interessante. Sara' anche vero, ma preferirei fare solo conversazione.
Intanto approfitto del trambusto per rimandare a “poi” il problema.

Il mio coro va benissimo, anche se gli dedico poco tempo a casa. L11 agosto abbiamo una gara e faremo “Va pensiero' e “Calabrisella mia”, di cui stento a imparare la seconda strofa, tanto che il maestro mi ha retrocesso in seconda fila dove e' tollerato un minimo di playback. Ma adesso mi impegno.
Da due settimana gestisco anche la classe di conversazione italiana della scuola “Dante Alighieri” in sostituzione della vice presidente. Ho 4 signore, tutte australiane, che pero' studiano da anni l'italiano per ragioni diverse. Pur essendo di eta' non giovanile sono molto simpatiche, ironiche, super tecnologiche e innamorate dell'Italia. Devo dire che mi diverto e conosco tanta gente nuova. Ieri una delle mie allieve ha invitato me e tutta la famiglia a pranzo, a patto che io insegni alla figlia di 14 anni a fare la pasta, visto che la piccoletta e' innamorata della cucina e di quella italiana in particolare. Vedremo se si concretizza l'ennesima bizzarria.
Vado, che se la Anna non vede i cartoni almeno mossi, quando torna mi da i balletti.