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mercoledì 11 luglio 2012

Diario dell'australiano Data australe 12 luglio 2012


Siamo tutti ufficialmente in vacanza, Per carità, non e' come la vostra estate, fatta di ombrelloni, caldo e spiagge, ma ci accontentiamo. Qui fa sempre fresco, anzi la mattina la macchina e' ghiacciata come non mai, ma durante il giorno il terribile inverno di Canberra si trasforma in un clima inizio primaverile per niente fastidioso. Per cui, tutti vestiti a cipolla per combattere il gelo mattutino ma esser pronti per il tepore della giornata. Che poi non ho mai trovato un inverno in cui non ci debba vestire a cipolla, ma comunque, cipolla sia!
Il sottoscritto con la sua bici, opta per la sola camicia per non dover poi sudare al ritorno. Malgrado i rimbrotti scandalizzati della Maru, persevero, anche se arrivo a destinazione semi assiderato e con il naso che gocciola.
La casa sta manifestando tutti i suoi limiti strutturali o forse, sentendosi abbandonata ha deciso di scaricarci per prima e smettere di proteggerci dai rigori serali e notturni. Le vetrate panoramiche sono bellissime d'estate, ma adesso e' come stare al Colosseo, con spifferi che sembrano brezze e ti bloccano collo e schiena.
Il problema vero, quello di fondo, e' che gli Australiani non son fatti per l'inverno, non gli piace e non lo considerano degno di nota. Per chi abita l'australe continente l'inverno non esiste, e' solo una convenzione perché qui deve essere sempre primavera e il clima e' tropicale quasi per legge. Che poi questo valga solo per il nord o per qualsiasi stato che non sia Canberra, non importa; per l'australiano verace l'inverno e' solo una primavera fraschetta, insignificante, visto che domani torna caldo e sole.
Cosi' mentre ti aggiri imbacuccato per le vie cittadine, incontri signore con l'infradito o in ciabatte, adolescenti scalze e in minigonna, omoni in maglietta e in braghe corte.
Come diretta conseguenza di questo clima temperato, le case sono state direttamente importate dalla Turchia, tutte in legno, spesso con tetti in sola lamiera e senza doppi vetri. Per completare l'allucinazione collettiva hanno enormi bocchettoni che soffiano una potente e rumorosa aria calda, in grado di simulare un clima tunisino.
In compenso piove poco e c'e' quasi mai vento, cosa gradita, specie per chi arriva da Genova. Pero' fidatevi, la mattina fa un freddo polare.

La Maru e' sopravvissuta alle verifiche di questi giorni, anzi ne e' uscita pure con un bonus economico. E' molto brava e se non ci fosse lei e il suo lavoro la nostra avventura sarebbe già stata archiviata da mo'. Mi sono fatto una idea più precisa di come vada il mercato del lavoro qui.
Da un lato hai meno tutele, non esiste il posto fisso e il licenziamento e' oggettivamente facile. Dall'altro e' abbastanza easy trovare un nuovo lavoro o cambiare completamente carriera, magari rimettendosi a studiare. In realtà e' un sistema che ha un suo perché e un certo equilibrio.
C'è pero' una categoria che rischia molto e si diverte davvero poco in questa precarietà: i lavoratori stranieri.
Molti infatti vengono in Australia con un visto temporaneo, grazie ad uno sponsor, uno che gli offre il lavoro. Solo che lo sponsor non ha alcun obbligo nei suoi confronti, anzi nei primi 6 mesi ha la possibilità di licenziarlo come e quando vuole. A questo punto il lavoratore ha 28 giorni per trovarsi un nuovo lavoro, una nuova sponsorizzazione, senza la quale deve tassativamente lasciare il Paese. Se uno molla tutto, lavori e affetti, carica figli e bagagli e si trasferisce qui, rischia dall'oggi al domani di perdere tutto e doversene tornare a casa con le pive nel sacco. Un dramma di proporzioni cosmiche.
Se leggete i vari forum di emigrazione, potete vedere come ci sia un sacco di gente che sta cercando di emigrare. Tanti poi per disperazione o mancanza di zuccheri sono disposti a mettere in gioco tutto pur di ottenere soldi e visto. Vendono case, si licenziano, vendono i gioielli di famiglia e borseggiano la madre e cominciano a calcolare tutto, per vedere se e quanto possano campare in Australia, in attesa di sistemarsi e cominciare a guadagnare. Non parlo di ventenni o sigle che possono permettersi l'avventura, ma intere famiglie.
In questa ottica, trovarsi disoccupati e dover salvare baracca e burattini in 28 giorni, e' un pensiero che mette i brividi, uno di quelli che non ti puoi più permettere di analizzare da vicino quando hai dei figli tuoi.
Comunque, ringraziando Dio e la nostra accortezza, il nostro visto permanente ci mette al riparo da questi drammi. Al limite moriremo di fame, ma qui! Son soddisfazioni.

Domani arriva Michele, il papa' della Anna. La visita ci riempie di gioia in se' e per se' e per il fatto che e' la prima persona cara che ci viene a trovare. Stapperemo una bottiglia di Recioto (la riserva si sta assottigliando, ma quando ce vo'...).
Il 23 ricominciamo tutte le nostre reciproche scuole. I bimbi andranno direttamente alla nuova scuola di Evatt. Siamo stati per una due giorni di primo contatto e sono rimasti molto contenti. Certo che sono impressionanti gli investimenti fatti per le scuole in Australia! La classe della Noemi e' enorme, sarà' quasi 160 metri quadri, con spazi per il gioco e un'ala dedicata alla cucina e la preparazione delle merende. Non sembrano usare lavagne, ma la sua classe ha due videoproiettori appesi al muro e con quelli fanno lezione. Hanno spazi per il gioco, per il teatro, la palestra e l'orto didattico e all'ingresso due scolaretti cercano di propinarti le verdure biologiche da loro coltivate. Tutto e' pulito, ma nel contempo molto caldo e accogliente. La divisa della scuola e' pantaloni blu scuro, maglietta azzurra chiaro e felpa blu.
Un dato fonte sempre di discussione tra gli italiani qui, e' che le scuole non sono gratuite per gli stranieri. Se tu sei australiano o hai un visto permanente (alleluiaaaaaaa) sono del tutto gratuite, anzi hai anche il pulmino che te li scorrazza avanti e indietro. Se invece hai il visto temporaneo devi pagare tutto e caro: un 7000 euro l'anno a figlio. Il principio e' abbastanza semplice: se sei solo di passaggio e non dai garanzie di fermarti qui, l'Australia non ha intenzione di pagarti nulla, anzi devi pagarti ogni servizio. Pensate che l'università costa ad un Australiano un 5000 euro l'anno (ma ci sono poi sconti legati al reddito), mentre ad uno straniero che viene a studiare qui circa 35000 euro.
Non so dire se sia giusto o sbagliato. In Italia abbiamo uno politica di accoglienza diversa e mi sembra che le cose non vadano bene comunque. Qui hanno il merito della chiarezza. Sono accoglienti ed e' ancora la terra delle opportunità ma le regole del gioco le fanno loro, senza se e senza ma. Chi non ce la fa o delude le aspettative, lo accompagnano alla porta, in alcuni casi gli pagano pure il biglietto di ritorno, e conta poco o nulla la tua storia, il tuo investimento emotivo o quanto figli tu abbia.
Ora saluto. A stare fermo a scrivere, mi sto congelando. Ho messo i piedi sull'alimentatore del portatile, ma sono ugualmente freddi.

5 commenti:

  1. Trovo questo diario piacevolissimo. La scrittura è agile, le immagini vivide. E poi la sottile ironia che attraversa le pagine rende la lettura ancora più gustosa.

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