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lunedì 5 marzo 2012

In morte di Lucio Dalla


Da lontano ho seguito il funerale di Lucio Dalla e ho sentito le eco delle polemiche successive.
Se c’è una cifra riconosco a Dalla è la sua libertà, il suo essere “a modo mio”, senza sottostare ad etichette o indossare qualche tipo di casacca. Credente, ma non inquadrabile in staccionate e visioni strette, di sinistra ma senza essere arruolabile come comunista. Un personaggio libero, non contagiato dall’ideologia, che come un veleno corrode il confronto e rende impossibile l’incontro. I tanti che si sono riuniti per salutarlo, erano lì perché toccati da qualcosa di suo, capace com’era di andare oltre gli schemi e le prese di posizioni politiche, sociali e generazionali.
Forse non si è mai dichiarato omosessuale perché sarebbe stata una ennesima etichetta, in cui stava stretto e perché  ogni etichetta finisce per dividere.
Trovo, in questo contesto, provinciali e meschine, le considerazioni e le polemiche di queste ore. Dalla non ha mai voluto dichiarare la sua omosessualità. Perché? Per ipocrisia? Per paura? Non credo. Tutta la sua storia testimonia un coraggio e una capacità di esporsi  senza timore dell’altrui giudizio. Non si è dichiarato perché non ha voluto farlo, non ha ritenuto di dover mettere in piazza questa parte di sé, non ha ritenuto che togliesse o aggiungesse nulla al suo essere artista. Non è stata una dimenticanza, ma una volontà precisa.
Una volontà che forse andava rispettata. Anche Marco  Alemanno, nel suo toccante saluto, non ha voluto fare accenno alla vita sentimentale di Lucio, al loro rapporto, rispettando quello che Lucio aveva voluto per sé e per lui.
In questo pudore avremmo potuto dare tutti un colpo d’ala, elevarci un attimo dalle nostre quotidiane miserie e ritrovarci in una umanità reciprocamente riconosciuta e rispettata.
Invece abbiamo trovato l’ennesimo modo per fare polemica, per dare dell’ipocrita all’uno e all’altro, con l’aria di quelli che devono insegnare  a tutti come si deve fare, che hanno in tasca la verità.
Bene ha fatto il parroco a far parlare Marco, a fargli salutare Dalla a nome di tutti, lui la persona che più lo conosceva e amava.  
Forse meno bene ha fatto la Chiesa nel cercare di appropriarsi di Lucio, del “cattolico”, un’altra etichetta che presuppone un noi e un loro, una ennesima divisione. Certamente male hanno fatto tutti quelli che in nome di una supposta verità e giustizia, hanno distribuito etichette e dispensato patenti di correttezza morale.
Forse sarebbe stato meglio stare zitti, accettare quello che ci ha dato, ha detto e taciuto, tutti insieme intorno all’altare e al suo corpo, credenti e atei, etero e omosessuali, potenti e ultimi del mondo. Così, uniti nel silenzio e nella riconoscenza. Forse ci troveremmo oggi più uomini e più uniti, magari capaci insieme di costruire qualcosa di nuovo e di diverso per il domani.

3 commenti:

  1. Grande Gabbri bello il tuo blog me lo leggo come se fosse una guida su Camberra , sono assolutamente d'accordo con te sulla polemica sterile ed inutile su Dalla , grandi i tuoi reportage sulle stranezze e furbate che si sono inventati gli australiani ( a proposito hai scoperto come fanno a controllare se sei almeno in 3 in auto per il park a babbo? )
    Ma i fuochi musicati li hanno fatti anche a Cogo quest estate , e appena hanno iniziato si e messo a piovere a dirotto , cmq se era musica tecno ( come quella che ascolto tutte le sere grazie alla gaia e alle pareti insonorizzate della casa del bricco ) era peggio.
    Ciao Camix

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