Pagine

lunedì 13 febbraio 2012

Diario dell'australiano Data australe 14 gennaio 2012

Una cosa che colpisce immediatamente a Sidney è l'organizzazione cittadina, cioè il modo in cui è costruita la città, in che modo vengono messi insieme edifici privati e negozi. È una cosa che devo ancora investigare, per cui sui massimi sistemi parlerò più avanti, anche perchè Canberra mi sembra molto diversa da Sydney per cui autocensuro ogni pensiero e giudizio.
Le case private sono singolari. Da quello che dice Susan il governo da alcune regole, e poi ognuno fa quello che gli pare. Da come sono uscite fuori, dalla cura dell'atrio, che talvolta richiama colonne e architravi da tempio greco, sembra che in questi edifici si siano concentrati sogni e speranze di generazioni, aspettative personali, riconoscimento pubblico, gusto del bello e prefenze culturali. Tutte cose in cui anche uno psichiatra metterebbe le mani con professionale prudenza, ma che qui vengono tradotte con nonchalance in edifici, possenti concretizzazioni della propria personalità e originalità, talvolta solo presunta. Il tutto va a costruire quartieri in cui una casa non somiglia all'altra, in cui trovi casa in pietra a fianco a trasparenti case in vetro o a specchio, richiami classici e giardini con cristalli appesi che rifraggono per l'aere luci stroboscopiche.
Devo ammettere che il tutto non è neppure sgradevole, anzi è talmente anarchico da essere quasi armonico.
Mi chiedevo l'altra sera come si faccia poi a venderli, simili capolavori di autoaffermazione. Quando ti ritrovi a dover passare per delle specie di forche caudine o l'ingresso di casa tua sembra quello della scala di Milano, qualcuno dovrà come minimo fornirti un manuale di interpretazione del tutto, con allegato la storia familiare fino alla terza generazione.
Appena ne scovo qualcuno di significativo, pubblicherò qualche foto.
Le case hanno un giardino davanti, quasi sempre minuscolo e uno dietro di dimensoni maggiori. Sono spesso molto curati, in quanto hanno una parte importante nelle relazioni sociali e familiari, in quanto luogo di culto del rito sociale per eccellenza: il barbecue. Non ho ancora avuto la gioia di parteciparvi, per cui anche su questo vi aggiorno a tempi.. peggiori
Nel giardino dietro, c'è lo shed, il capannone. Da quello che dicono Susan e Cristiano sembra che la grandezza dello stesso sia inversamente proporzionale a quella del belino del padrone di casa, un po' come le macchine in Italia. Qui ci tengono gli attrezzi, ma non devono mancare tosaerba, casse di birra, canne da pesca e tutto il materiale sportivo necessario per essere un vero australiano. Non mi sono chiari i particolari ma capisco il senso del discorso.
La cosa bella è che questi giardini sono popolati da bestioline selvatiche. Anche a Sydney, trovi opossum, uccelli cinquettanti, conigli e soprattutto ragni, qui onnipresenti, i quali tessono enormi ragnatele dove gli pare, incuranti del fatto che siano magari marciapiedi trafficatissimi. Germito dalla finissima trama della bestiolina, cerchi in fretta di liberartene mentre pensi: "avrò preso anche il ragno? E soprattutto: "sarà uno dei innumerevoli ragni australiani che ti finiscono in pochi secondi?". Per ora tutto bene, ma è sempre buona regola camminare dietro a qualcuno di più alto o grasso di te, che non si sa mai.
Un'ultima cosa. Sydney è un concetto molto vago e indefinito. Somiglia un po' al concetto di Genova. Se tu dici a uno di Sestri che abita a Genova, ti guarda come se lo avessi insultato, mentre lui stesso lo direbbe trovandosi a Bergamo. Sydney è enorme, ma esiste la city, cioè il centro, poi tutta una serie di quartieri e sobborghi,che sono Sydney, ma anche no. Per cui tutti e nessuno abitano a Sydney, sei o non sei in città a seconda di con chi parli.
Per uno che fa anche fatica a indovinare da che parte stia il mare, è tutto un gran casino.

6 commenti: